Muori! Salute contro profitto nell’epoca della crisi (2)

[proseguiamo con la traduzione dell’inchiesta sugli attacchi alla medicina del lavoro in Francia, la cui prima parte è stata pubblicata qui]

Stress professionale: un’espressione proibita?

EDF ha anche preteso da un medico generico della Loira che trasformasse i suoi attestati sullo stato di salute di una delle sue pazienti. Dopo aver ricevuto in consulto una interinale dell’impresa, il medico di base la indirizza verso il servizio patologia professionale dell’ospedale di Tours, per angoscia, problemi dell’umore, problemi del sonno legati a uno stress professionale maggiore. EDF presenta reclamo ed esige che al posto di stress professionale sia scritto stress reazionale, cancellando così ogni legame tra stato di salute e lavoro. Nonostante ciò, al CHU di Tours, il medico del lavoro, Bernadette Berneron, che riceve l’interinale nel febbraio del 2013, conferma la depressione professionale, dopo aver proceduto a una analisi clinica della situazione della dipendente. EDF la denuncia ugualmente. Alla fine il certificato medico iniziale è stato cambiato su richiesta dell’imprenditore. E’ per denunciare queste pratiche che Dominique Huez ha rifiutato di andare in procedura di conciliazione.

Medico del lavoro alla RATP (Rete del Trasporto pubblico parigino) da 13 anni, Nathalie Pennequin è la vittima di un esposto del direttore dell’unità operazionale all’interno della quale lavora. Lui ha ricevuto i certificati di quattro agenti scontenti, sui 300 che seguo per il mio lavoro, e ha presentato un esposto per manchevolezze deontologiche presso l’Ordine dei medici, racconta lei. Un rappresentante dell’imprenditore che presenta un esposto al posto dei dipendenti, non si era mai visto! Il fatto accade mentre la RATP è impegnata in una ristrutturazione: i trasporti urbani – le linee degli autobus – devono aprirsi alla concorrenza nel 2025. Risultato: per migliorare la “produttività” i differenti centri della regione dell’Ile de France sono messi in concorrenza gli uni con gli altri, e valutati in funzione dei loro tassi di assenteismo o di inattitudine, che devono essere i più bassi possibile. Da ciò una forte pressione sui medici del lavoro, presi in trappola tra gli obiettivi della direzione, i dipendenti e l’impatto di certe pratiche sulla loro salute. Nathalie Pennequin pensa di non andare alla procedura di conciliazione alla quale è stata convocata, il 29 Gennaio: Non posso ritrovarmi a conciliare con l’impresa sulla salute dei dipendenti. Se la dottoressa rifiuta, dovrà comparire davanti a un consiglio disciplinare per essere giudicata dai suoi colleghi.

L’impresa assimilata a una famiglia?

Qual è la legittimità dell’Ordine dei medici per trattare tali affari? Per gli avvocati di Dominique Huez, questo generi di esposti è irricevibile. Il codice della salute pubblica non prevede esplicitamente che delle imprese possano intentare una azione disciplinare, al contrario dei pazienti, dei medici o degli organismi di sanità pubblica. Gli avvocati stimano ancora che la missione di un medico del lavoro, per il suo ruolo di prevenzione, miglioramento delle condizioni di lavoro e protezione dei lavoratori, ha il rilievo di una missione di servizio pubblico. Solo un organismo pubblico – ministero, rappresentante dello Stato, procuratore… – è dunque abilitato a perseguirli per una colpa presunta. L’imprenditore, dal canto, suo, ha la piena possibilità di intentare una procedimento di giustizia contro un medico se si considera calunniato, oppure può contestare il riconoscimento di una malattia professionale davanti al tribunale speciale che si occupa della Sicurezza sociale. E’ l’ispezione del lavoro che avrebbe dovuto essere incaricata di conoscere se avevo commesso o no una colpa professionale, dice Dominique Huez.

Nessuno di questi argomenti è stato preso in considerazione dal consiglio disciplinare regionale dell’Ordine dei medici. Questo considera che un’impresa abbia il diritto di presentare esposti per violazione della deontologia medica a partire dal momento in cui è citata in un certificato, e che il medico del lavoro abbia trattato questioni di diritto privato.  Dichiarare un legame tra salute e lavoro – ciò che la medicina del lavoro fa da 30 anni – significa dunque immischiarsi negli affari della famiglia nella vita privata del paziente, cosa vietata dal codice deontologico. L’imprenditore e l’impresa sarebbero dunque considerati come parte della famiglia di un paziente? Un  medico del lavoro non può dunque immischiarsi nell’organizzazione del lavoro per quanto concerne ciò che provoca il malessere di un dipendente, col pretesto che ciò attiene alla vita privata? 

Atteggiamento ideologico

Per Dominique Huez, l’Ordine dei medici confonde un certificato per “colpi e ferite”, dove il ruolo del medico non è effettivamente quello di interessarsi all’autore delle percosse, e un certificato attestante un legame tra salute e lavoro, che deve verificare “gli obblighi di sicurezza e gli obiettivi dell’imprenditore” concernenti la tutela della salute dei lavoratori. Un obbligo scritto nel codice del lavoro. Altrimenti, come lanciare un’allerta medica presso l’imprenditore o i rappresentanti del personale, se i fatti denunciati dal lavoratore devono essere ignorati durante un consulto? Come portare avanti delle azioni di prevenzione?

L’Ordine dei medici procede per pregiudizi ideologici, ignora la specificità della medicina del lavoro e oltrepassa i compiti che gli sono attribuiti dalla legge, deplora il medico. L’Ordine ha già affrontato di sua iniziativa un problema di salute sui posti di lavoro? Mai. Ha mai perseguito un medico per non dichiarazione di una malattia professionale? Per quanto ne sappia, mai. La storia di questo organismo professionale è in effetti molto marcata ideologicamente. Creato nell’ottobre del 1940 sotto il regime di Vichy, il consiglio nazionale dell’Ordine dei medici non protestò contro l’esclusione dei medici ebrei dalla professione. Nel 1956 richiama formalmente Lagroua Weill-Hallé, medico che fonda “La maternità felice”, antesignana del Planning familiare, e che difende il diritto alla contraccezione. Tenta in seguito di frenare i progressi verso il diritto all’aborto. Ma non istituisce alcuna procedura contro i medici che continuano a negare, nonostante le prove scientifiche, le gravi conseguenze dell’amianto sulla salute nel momento in cui la fibra assassina è proibita, nel 1997.

Che cosa resta del dovere di allerta?

Oggi, è la missione dei 5666 medici del lavoro e dei loro colleghi consultati da un lavoratore che rischia di essere fortemente attaccata e passibile di sanzioni. Lo psichiatra Jean Rodriguez, ad Avignone, è stato denunciato da Zodio, un marchio di decorazioni appartenente al gruppo Adeo (proprietà della famiglia Mulliez), per aver diagnosticato a un dipendente uno stress post-traumatico legato al suo lavoro  (leggi qui). Il medico del lavoro Elisabet Delpuech, dell’Ain, è stata condannata in prima istanza dal consiglio disciplinare regionale in seguito all’esposto di una piccola impresa, dopo aver verificato una sindrome ansioso-depressiva in un impiegato. La lista non è esaustiva…

Le conseguenze di queste pressioni non saranno solamente sociali ma anche ecologiche. La salute sui luoghi di lavoro è la sentinella della salute ambientale, ricorda Dominique Huez. I lavoratori sono i primi a essere esposti a prodotti pericolosi, prima dei consumatori. Il dovere d’allerta in materia è dunque essenziale. Si proibisce di fatto alle persone che hanno le competenze per intervenire – i medici del lavoro – di farlo, si arrabbia il medico della centrale di Chinon.Il collettivo di sostegno ai medici del lavoro denunciati, che raggruppa delle associazioni di medici e utenti del servizio sanitario, dei sindacalisti della CGT e di Solidaires, ha indirizzato, il 20 Gennaio scorso, una lettera a Marisol Touraine, ministro degli Affari sociali e della Salute. Che logica politica ci sarà a promulgare, come il governo ha appena fatto a giusto titolo, una legge di protezione verso les lanceurs d’alerte” (persone o gruppi che ritengono di aver scoperto elementi che possono minacciare l’uomo, la natura o la società e li denunciano in modo disinteressato, n.d.T., fonte: Wikipedia France), lasciando perdurare la possibilità di frenare gli allarmi da parte degli imprenditori in materia di sicurezza sul lavoro?, chiede il collettivo. La ministra socialista risponderà? Nell’attesa, Dominique Huez fa appello al consiglio nazionale dell’Ordine dei medici: Io non indietreggerò. Il mio comportamento professionale è legittimo dal punto di vista deontologico.

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Muori! Salute contro profitto nell’epoca della crisi (1)

traduciamo, di seguito e nel prossimo post, un’inchiesta di Ivan Du Roy pubblicata sul magazine on-line Basta! sugli attacchi che i medici del lavoro nell’esercizio delle loro funzioni subiscono da parte degli imprenditori. Accade in Francia]

Sofferenze sul lavoro: sempre più medici censurati su richiesta degli imprenditori

di IVAN DU ROY 22 Gennaio 2014

Medici del lavoro e medici generici sono accusati dalle imprese di violare la deontologia medica. Queste ultime fanno pressione presentando esposti all’Ordine dei medici. Obiettivo: fare modificare dei certificati medici cancellando ogni legame tra lo stato di salute del paziente e il suo lavoro. In alternativa, puntano ad ottenere che i recalcitranti siano richiamati formalmente. Dominique Huez, medico del lavoro alla centrale nucleare di Chinon (nella regione della Loira, n.d.T.), è stato condannato dall’Ordine in seguito ad esposto di un imprenditore. Presentiamo un’inchiesta su pratiche che rischiano di avere gravi conseguenze sociali e ambientali. Continua a leggere

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Gentrificazione, crisi, espulsione delle classi popolari: il caso di Burgos (2)

[proseguiamo la traduzione di una serie di articoli sugli avvenimenti di Burgos. La prima parte, con la nostra introduzione, la trovate qui]

13 Gennaio 2014

(…)

Costruendo egemonia

Gamonal sta mostrando segni notevoli di forza e maturità politica. Il più importante è stato la manifestazione di ieri – 12 Gennaio – con tappa alla sede del Diario de Burgos e della impresa costruttrice di Méndez Pozo. Qualcosa di simile, fino a un paio di anni fa, sarebbe stata impensabile: vedere come migliaia di persone si portavano fin lì, indicando i colpevoli, è stato meraviglioso.  Continua a leggere

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Gentrificazione, crisi, espulsione delle classi popolari: il caso di Burgos (1)

[Burgos, Amburgo, Marsiglia, Istanbul: è di noi che parlano queste città. A quasi sette anni dalla cosiddetta “esplosione” della crisi, nel cuore dell’Europa imperialista, in linea con gli attacchi al proletariato mossi direttamente sul fronte del lavoro, la borghesia continentale rispolvera vecchi arnesi: tra i tanti, la riconquista diretta e materiale di grosse fette di spazio urbano, per diverse ragioni ancora non “normalizzato”. Gli obiettivi sono essenzialmente due: attivare, attraverso la speculazione urbanistica ed edilizia, meccanismi rapidi ed efficaci di estrazione di profitto – che si realizza nel momento finale della costruzione, indipendentemente dal fatto che poi la strada, il palazzo, il centro commerciale funzionino davvero o restino vuoti -; guadagnare nuovi territori alla borghesia espellendo ai margini delle città le classi popolari, in quartieri spersonalizzati, senza storia e con possibilità fisiche di aggregazione ridotte al minimo. Per spianare la strada a questi investimenti di scarsissimo respiro e di poveri risultati sul lungo periodo, però, spesso non bastano i bulldozer. Gli urbanisti stessi avvertono i dirigenti delle grandi multinazionali dell’immobile affinchè non sottovalutino, nella costruzione ex novo delle città, gli ostacoli offerti dalla casualità e dall’imprevisto: quegli ostacoli che noi, piuttosto, preferiamo chiamare resistenza.

Traduciamo, di seguito e nel prossimo post, alcuni articoli dal blog Sombras en la ciudad sulle recenti rivolte a Burgos, nello stato spagnolo, contro il progetto di realizzazione di un Bulevar in mezzo ad uno storico quartiere operaio: il caso particolare ci dà la misura del senso che questi provvedimenti assumono a livello generale, e ci racconta anche di come, spesso, l’imprevedibilità riguardi anche l’improvviso “risveglio” di gente che sembrava, ormai, irrimediabilmente chiusa nel proprio ambito privato, disinteressata a prendere parola come collettività]

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Proteste ad Amburgo…giú le mani dal Rote Flora

Traduciamo e riportiamo alcuni passaggi degli articoli relativi agli scontri ad Amburgo che si protraggono da Dicembre, allo spazio autonomo e occupato Rote Flora che é a rischio vendita e piú in generale alle lotte, sempre piú represse attaverso la violenza, di chi vuole opporsi agli effetti della ‚gentrification‘. In particolare riportiamo quanto sta accadendo nella cosiddetta zona rossa di Amburgo, voluta dal sindaco Olaf Scholz per “limitare gli atti di violenza contro le forze di polizia”. Nella zona rossa o ‘Gefahrengebiet’ tutti possono essere arbitrariamente perquisiti. Lo scopo della Gefahrengebiet é, secondo le forze di polizia e le istituzioni, un mezzo per limitare atti di violenza e prevenirli, oltre che un mezzo per assicurare la sicurezza del territorio. Gli scontri sopra citati hanno avuto inizio il 21. dicembre, quando i reparti mobili hanno caricato le prime file del corteo – autorizzato – davanti il centro autogestito Rote Flora. Successivamente la polizia ha dichiarato che il proprio atteggiamento é stato una risposta agli attacchi avvenuti dopo una partita in casa del St. Pauli, durante i quali sono state distrutte alcune auto della polizia. Il primo articolo, pubblicato sul quotidiano Taz (in originale qui) si riferisce alle dichiarazioni ritrattate dalla Polizia circa il ferimento di un poliziotto durante gli scontri accanto al presidio Davidwache, nel quartiere St. Pauli presso la Reeperbahn. Gli scontri si sono concentrati presso la Rote Flora, il centro autonomo che ha sede nell´antico Teatro Flora occupato dal 1989. Nel 2011 la cittá di Amburgo ha deciso di vendere l´immobile ad un privato, ma il centro resta il simbolo di molte lotte politico-sociali, è autonomo, vitale ed è il fulcro di numerose azioni dei movimenti autonomi. Gli spazzoloni del water sono diventati simbolo della protesta e sono apparsi per la prima volta domenica ad una manifestazione contro la zona rossa del quartiere Schanze.

http://www.ndr.de/regional/hamburg/gefahrengebiet179.html

La repressione e lo stato di polizia aumentano, le zone rosse vengono ampliate e le notizie su falsi attacchi da parte di estremisti contro le stazioni di polizia si moltiplicano. Tutto questo accade perché la partecipazione dal basso alle lotte, la condivisione oltre i confini della cittá di questo NO alla zona rossa e la resistenza, anche attraverso azioni piú leggere come quella della protesta degli spazzoloni da wc, tutto questo non é altro che la prova che siamo dalla parte giusta. Il proprietario dell´immobile del Rote Flora Klausmartin Kretschmer vuole rifiutare l´offerta del Senato di Amburgo pari a 1, 1 milioni di euro: la sua intenzione é infatti quella di trasformare il centro autogestito in un centro commerciale, ma la protesta per evitarlo continua!

Dubbi sull´attacco al presidio di polizia Davidwache

Secondo quanto riporta la polizia il poliziotto sarebbe stato ferito 200 metri oltre il presidio di polizia e non durante gli attacchi al presidio Davidwache. Non sarebbe avvenuto, come é stato inizialmente dichiarato, il violento attacco ad opera di 30-40 uomini a volto coperto presso il presidio di polizia Davidwache di St. Pauli. Lo ha ammesso lunedí scorso il portavoce della polizia Mirko Streiber. Il portavoce ha dichiarato che ci sono stati sí dei lanci di pietre, ma che nessuno ne é stato ferito, lo provano i video delle telecamere poste accanto al presidio. Inizialmente era stato detto che il 23 dicembre dopo le 23:00 alcuni tifosi del St. Pauli avrebbero attaccato il presidio a volto coperto urlando „merde, non ne avete avuto ancora abbastanza“. Il Presidente della polizia Wolfgang Kopitzsch (SPD) ha anche dichiarato che „simili attacchi mirati e violenti contro le forze di polizia non sono ammissibili“. Tutto questo rientrerebbe nell´ambito di una campagna mediatica contro la polizia relativamente al tema della violenza, poiché il sindacato delle forze di polizia ha voluto legittimare l’uso delle armi da fuoco e l’introduzione di pistole stordenti. Non ci sarebbe stato quindi nessuno di fronte la Davidwache, né alcun piano di attaccare la polizia con pietre e bottiglie. „Dietro queste false notizie“ si celano, afferma il magistrato Beuthel, „interessi politici della dirigenza della polizia di stato e del sindacato delle forze di polizia“, cosí come la richiesta da parte di questi ultimi, di nuovi posti di lavoro nel settore e aumenti salariali. Si vuole l´allestimento a tempo indeterminato della cosiddetta „zona rossa“ o „zona di pericolo“ (Gefahrengebiet) e fin d´ora un piano di ampliamento della stessa. L´ufficio del Pubblico Ministero ha avviato un´indagine contro ignoti per tentato omicidio e aggressione aggravata.

Proteste ad Amburgo – passeggiare nella zona rossa

http://www.taz.de/Protest-in-Hamburg/!130516/

Circa 500 hanno protestato pacificamente nel quartiere Schanze e 44 sono state fermate. È il bollettino della zona rossa (della scorsa settimana, ndt.). 414 controlli, 83 negazioni del permesso di soggiorno e 9 rimpatri, é ció che riporta la polizia di Amburgo dopo il primo fine settimana dall´introduzione della zona rossa. Le cosiddette misure di sicurezza che consentono i controlli di persone insospettabili, sono oggetto di numerose critiche. Domenica scorsa si sono incontrate spontaneamente circa 60 persone al Neuer Pferdemarkt, (una strada del quartiere St. Pauli). Il gruppo ha iniziato una dimostrazione pacifica, marciando, osservato dalla polizia, verso la Lerchenstraße. Alcuni minuti piú tardi queste persone sono state bloccate e arrestate. Poco prima erano stati accesi petardi e fuochi d´artificio. Le 44 persone fermate sono state trasportate con un bus speciale e sono state trattenute fino al lunedí. Dopo la rapida conclusione della prima manifestazione pacifica al quartiere Schanze altre 500 persone hanno deciso di organizzare una manifestazione contro i controlli della polizia ed a sostegno dei rifugiati di Lampedusa. Lungo il percorso, che si é costruito spontaneamente, le forze di polizia non sono intervenute, ma all´incrocio della Simon-Utrecht-Straße con la Talstraße il corteo é stato bloccato e il tutto si é concluso alle 21.

Chiunque, senza alcuna distinzione, puó essere perquisito

http://www.taz.de/Polizeirecht-und-Gefahrengebiete/!130433/

L´identificazione nelle aree a rischio é diventata una specialitá di Amburgo. C´é disaccordo sulla legittimitá di questa cosa. L´allestimento delle aree a rischio per cui un cittadino qualsiasi potrebbe essere perquisito e controllato é regolato dal 2005 ad Amburgo attraverso la „Legge sull´elaborazione dei dati da parte della polizia“. Negli altri Länder tedeschi simili controlli a tappeto vengono fatti solo in „luoghi a rischio“, nei posti di controllo o di frontiera.

In particolare, si afferma nella legge § 4 comma 2 di Amburgo che “La polizia puó fermare chiunque, interrogare persone, verificare la loro identitá e controllare gli effetti personali, per quanto si può ipotizzare sulla base di concreti risultati relativi a situazioni particolari nella zona in questione e allo scopo della prevenzione dei reati “. Non é necessario un ordine del tribunale per l’espulsione da una zona di pericolo ed il provvedimento, inoltre, non deve essere obbligatoriamente reso pubblico (esteso, ndt.). I soggetti interessati possono presentare ricorso alla Tribunale di Amburgo, se pensano che una determinata zona rossa sia stata istutuita a torto o inutilmente. Fin dall’inizio è stato sottolineato il fatto che questa legge sia anticostituzionale. Nel mese di ottobre del 2012 il Tribunale di Amburgo ha stabilito che i controlli arbitrari nelle zone rosse sono incostituzionali. Ne sono state un esempio le espulsioni dal quartiere Schanze alla vigilia del 1. Maggio 2011, poiché il quatiere fu ritenuto a rischio.

Le borse non sono piú un tabú

Durante i controlli chiunque potrebbe essere perquisito, se la polizia ritiene la persona in questione un soggetto pericoloso. Non sono solo le persone ad essere controllate, ma anche gli oggetti personali, come ad esempio le borse. Secondo la legge non possono essere utilizzati metaldetector o cani per le perquisizioni. (…) L´accesso agli appartamenti (dopo le perquisizioni, ndt.) deve essere sempre possibile. L´applicazione di questa legge, pensata per la pubblica sicurezza e l´ordine pubblico (!!! ndt.) non fa altro che seguire una pratica giá comune della polizia.

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Verità e Giustizia per Sakine, Rojbin, Leyla, militanti curde assassinate a Parigi il 9 Gennaio 2013!

[manifestazioni di protesta, il 9 Gennaio scorso, a Parigi e a Marsiglia, per ricordare, a un anno dal triplice omicidio, le tre militanti del PKK  – Partito dei Lavoratori Curdi – assassinate a Parigi (un articolo di Contropiano pubblicato il giorno dopo cliccando qui). Dopo un anno durante il quale le autorità giudiziarie francesi si sono affannate ad avallare una improbabile pista interna, i manifestanti denunciano con forza il carattere politico dell’omicidio nonchè le responsabilità della Turchia, stato membro della NATO con il quale la Francia ha firmato un accordo di cooperazione nell’ambito della sicurezza interna. La sensazione è che si voglia portare ad un vicolo cieco le indagini in nome della ragion di Stato, come fu nel caso di Ben Barka, militante marocchino ucciso nel 1965, di Mecili, figura di spicco dell’opposizione algerina, ucciso nel 1987 e della militante anti-apartheid sudafricana Dulcie September, uccisa a Parigi nel 1988. La battaglia aperta è per spingere il governo francese ad abbandonare il processo di cooperazione poliziesca con la Turchia e per fare pressioni sull’Unione Europea per la liberazione di tutti i prigionieri politici curdi, tra i quali Abdullah Ocalan, e la cancellazione del PKK dalla lista delle organizzazioni terroriste. Traduciamo di seguito il ricordo delle tre compagne prodotto dal Kurdish Women’s Office for Peace] Continua a leggere

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La formazione di una classe operaia mondiale

[traduciamo di seguito un breve ma interessante intervento di Michel Husson, economista e statistico francese da sempre vicino ai movimenti anticapitalisti. Il tema è la costituzione e le caratteristiche embrionali di una classe operaia mondiale, prodotto della globalizzazione del capitale: nulla di particolarmente originale, se non dovessimo constatare la fastidiosa persistenza di teorie che da decenni celebrano il funerale della classe operaia e del lavoro salariato – funerale che a quanto pare è più un (poco) pio desiderio di pensatori affascinati da post-ismi di varia natura che una oggettiva e sincera fotografia della realtà. Il dato interessante è la trasformazione oggettiva del lavoro salariato rispetto a come lo abbiamo conosciuto nel XX secolo: mentre nel ‘900 era internazionale la rappresentazione politica dei proletariati nazionali, a fronte di condizioni di sfruttamento profondamente diverse, oggi sembra che ci troviamo di fronte ad un soggetto costitutivamente internazionale, tendenzialmente omogeneo nelle condizioni di esistenza, drammaticamente diviso nella autorappresentazione cosciente. Ancora, il rapporto percentuale tra lavoro salariato nei paesi avanzati e lavoro salariato nei paesi emergenti deve spingere ad abbandonare ogni residuale eurocentrismo, pur inconsapevole, ed ogni spocchia nel guardare quantosi muove oltre lo stretto di Gibilterra e nei cosiddetti Sud del Mondo. E’ compito nostro approfondire questi aspetti per comprendere le basi dalle quali far ripartire l’azione politica: analisi anche brevi come quella di Husson sono, in tal senso, estremamente utili] Continua a leggere

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Siko è sick – appello dello spezzone anti-capitalista della protesta contro l´annuale Conferenza sulla Sicurezza (SIKO)

Traduciamo e riportiamo l´appello dello spezzone anti-capitalista della protesta contro l´annuale Conferenza sulla Sicurezza (SIKO). Quest´anno la SIKO si svolgerà dal 30. gennaio al 2. febbraio, la conferenza annuale che si tiene presso l´Hotel Bayerischer Hof a Monaco di Baviera dal 1963, durante la quale si discute di pace e di sicurezza, ma che è presieduta dai rappresentanti di un sistema che causa guerre e morte e che si arricchisce sempre di più da tutto questo. È una collaborazione di forze militari, politiche ed economiche che fanno gli interessi di pochi ai danni di molti. Si parla di pace, ma non si fa alcun passo verso il disarmo nucleare, al contrario aumentano le spese militari così come le campagne promosse dalle forze militari (anche e soprattutto nelle scuole tedesche) che promettono posti di lavoro e guadagni sicuri, e crescono i profitti derivanti dalle esportazioni di armi. Ddal 2002 sono cresciute le proteste di massa in occasione della SIKO, a cui hanno partecipato decine di movimenti pacifisti e non. A Berlino è previsto per il 15. gennaio (alle ore 19:00 presso il Café Commune ossia presso la sede della DKP-Kreuzberg in Reichenberger Strasse 157) un incontro per discutere della funzione e del significato della SIKO. Sará l´inizio di una mobilitazione contro la cosiddetta “conferenza sulla sicurezza”. SIKO è sick, è malata! La cura può essere possibile solo grazie ad una mobilitazione dal basso. Continua a leggere

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Da Marsiglia solidarietà alla lotta NO TAV

[è girata solo ieri sulla lista di movimento marsigliese la notizia di un’azione di solidarietà con la lotta e con gli arrestati NO TAV, compiuta domenica scorsa: compagne e compagni hanno temporaneamente occupato l’accesso al tunnel automobilistico sotterraneo del Prado (l’ennesima grande opera per portare soldi alle casse delle grandi imprese e degli speculatori) bloccando la riscossione del pedaggio. Di seguito la traduzione del comunicato] Continua a leggere

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Le lotte nella logistica e nel commercio al dettaglio

La situazione nei settori della logistica e del commercio al dettaglio sembra non migliorare affatto. Nella corsa agli acquisti di Natale c´è chi si preoccupa di non ricevere in tempo un CD acquistato tramite Amazon, altri pretendono che i centri commerciali restino aperti anche di domenica per lo shopping last minute, e intanto c´è chi deve pensare al proprio posto di lavoro e ad arrivare a fine mese.
Riportiamo di seguito un articolo sulle proteste nei settori della logistica e della grande distribuzione, in cui si ravvisano molti punti di contatto tra le proteste e gli attacchi ai lavoratori in Italia e in Germania.

La sete di profitto, in Italia, Spagna, Francia, Germania, come in tutti gli altri paesi, ci mostra infatti come le conseguenze di questa sete ricadano sui lavoratori negli stessi modi: ristrutturazioni, tagli, peggioramento delle condizioni di lavoro, mancati pagamenti delle ore di straordinario, contratti a termine, stagionali e tramite societá di somministrazione del lavoro, ecc. Le mobilitazioni nei settori della logistica e della grande distribuzione aumentano in Italia cosí come in Germania e allo stesso tempo aumentano le ritorsioni da parte delle aziende e il loro rifiuto di sedersi ad un tavolo delle trattative con i lavoratori e i loro rappresentanti sindacali.

In Germania ad esempio ci sono 8 centri Amazon, dove c´é il maggior numero di lavoratori temporanei, Abbiamo riportato piú volte delle loro proteste e di quelle simili di Neupack, Karstadt e delle catene di supermercati Netto, Kaufland e Real. Tutte hanno un comun denominatore: bassi salari e poche assunzioni dirette.

La lotta dei lavoratori di Amazon in corso é coordinata dal sindacato Ver.di, che ha incontrato il 12. dicembre il presidente della DGB, la Confederazione dei Sindacati Tedeschi, per discutere delle forme contrattuali e dei salari. Amazon ha dichiarato di non voler sedere al tavolo delle trattative con il sindacato Ver.di e di voler comunicare direttamente con i lavoratori. Sarebbe interessante ascoltare quello ha da dirgli, visto che

  • é aumentata la pressione sui lavoratori da quando Amazon si è impegnata a garantire le forniture entro le 24 ore. Quando un cliente fa un ordine infatti viene deciso tramite la rete informatica che collega tutti i magazzini quale centro se lo assume, tenendo conto della disponibilità, dei tempi, della capacità dei singoli magazzini, ecc.
  • lo scorso inverno i salariati temporanei di Amazon, assunti prima delle feste natalizie, oltre a non beneficiare delle normali indennità (per straordinari e lavoro festivo), erano pagati un euro meno di quanto promesso.
  • la Amazon continua a non dare risposte precise (e quindi a non assumersi le proprie responsabilitá) riguardi i maltrattamenti ai danni di alcuni lavoratori per opera di alcune guardie di una società di sicurezza, che si dice sia legata a gruppi nazisti. La scoietá si è limitata a sciogliere il contratto con questa società.

Gli scioperi di Amazon, Karstadt, ecc. rivelano un attacco sempre più forte contro i lavoratori (esempio: è Natale, il mio profitto può e deve aumentare, ti impongo di lavorare senza indennità o pagandoti straordinari, se protesti ci sarà qualcun´altro disposto a lavorare al posto tuo). Tanti lavoratori, molti provenienti dalla disoccupazione di lungo termine e beneficiari di Hartz IV, vengono assunti con contratti stagionali, per lavori poco o per nulla qualificati e attraverso agenzie e centri per l’impiego.

Questo è il volto che rivela oggi la Germania, é la Germania dei poveri, della deregolamentazione sul piano dei salari e dei contratti (sappiamo infatti che qui non esiste il salario minimo per legge, ma è determinato e riconosciuto sindacalmente in base al tipo di lavoro svolto), il paese-figlio delle riforme di Schröder varate dal 1998 al 2005, delle differenze tra i lavoratori assunti e ben pagati da una parte e la massa di precari, soprattutto nei settori della logistica, delle spedizioni, della GDO dall´altra, che hanno salari bassi e contratti precari, con tagli retributivi su straordinari e giorni di malattia, è la Germania del debole potere sindacale e delle ancora più deboli partecipazioni alle lotte.

 

Di seguito invece riportiamo la traduzione di un articolo sullo sfruttamento dei fattorini in Germania, tratto dal quotidiano Die Zeit dell´8. Dicembre, in originale qui http://www.zeit.de/2013/50/dhl-paketboten/seite-1

5 tonnellate al giorno _ I fattorini sollevano frigoriferi e materassi, libri e scarpe: finora non si era mai raggiunto un numero cosí alto di ordini e spedizioni. Ma per spedire i pacchi di DHL vengono sfruttati i fattorini.

Ore 10:00 del mattino, 0 gradini, 220 consegne _ Il fattorino parcheggia sempre in seconda fila. “bisogna fare attenzione e trovare le scorciatoie”, dice Stefan Maier. Si ritira e va verso i pacchi. C´é una stufetta e un fornetto a microonde, un materasso, una TV a schermo piatto, una bici, pacchetti di natale e, come sempre, libri e vestiti. Lui afferra due pacchi con il logo Amazon, chiude la portiera e si avvia di corsa. Deve mantenere una velocitá costante, dice Meier, é la cosa piú importante, non esser mai lento, ma neanche troppo svelto, “devo sopravvivere per tutto il giorno”.

Meier, 32 anni, lavora per la DHL, ma non é assunto direttamente, bensí attraverso una societá interninale. Non si nota peró perché Meier indossa la T-Shirt gialla con la scritta rossa della DHL e guida il camioncino della DHL. Lui é responsabile per 4.000 case distribuite in 11 strade in un quartiere particolare di Berlino: strade in acciottolato, case di 5 piani, vecchie abitazioni senza ascensori, accessi interni e nascosti dai cortili, spesso non ristrutturati. Escremmenti di cane per strada. A novembre la DHL/Deutsche Post ha consegnato 5 milioni di pacchi. Adesso, prima di Natale, sono giá 8 milioni. Cosí tanti come mai fino ad ora. “Perché la gente ordina cosí tante cose? Ah! Comodi! Non ci pensano a tutto quel che c´é dietro”, dice Meier.

Arrivato a destinazione (Meier) suona al citofono senza vedere “che il signor Baldic abita all´ultimo piano”. Aspetta. “La fretta non porta a nulla”. Al secondo squillo del citofono si apre la porta. “I pacchetti di Amazon non sono pesanti, ma devo correre fin su al 5° piano e questo mi stanca. Meier fa gli scalini ansimando, il suo corpo, piccolo ma forte, sembra una freccia. Alla porta c´é un uomo in T-Shirt bianca che sogghigna: “Un pó di moto eh?”. Meier sorride, scannerizza il pacchetto, fa firmare sul display e augura una buona giornata. Scendendo dice tra sé: “mi faccio dai 400 ai 500 metri ogni volta, é come salire verso l´Empire State Building una volta al giorno”.

La parola che ripete ogni volta dopo aver detto “C´é un pacco per Lei” é: cliente. “Penso sempre dal punto di vista del cliente, sono sempre orientato verso il cliente”. Resta gentile Meier, anche dopo molte lamentele dei clienti, che non hanno ricevuto i loro pacchetti altre volte oppure li devono ritirare per i loro vicini.

Ore 10:30, 340 scalini, 212 consegne _ Il gruppo Die Deutsche Post / DHL é il piú grande del mondo nella logistica. Quest´anno ha raggiunto un fatturato pari a quasi 3 miliardi di Euro. Il capo di questo gruppo é Frank Appel, definito il piú importante “Wachstumstreiber” (da Wachstum: crescita e Treiber: battitore, driver)

e lui dal suo canto vuole che si facciano piú spedizioni. Il pacchi devono essere consegnati piú velocemente, magari il giorno stesso, veloci come lettere, promette Appel. Su questo boom delle spedizioni influisce anche il fatto che, coloro che premono sui costi sono quelli che fanno fare le spedizioni: Zalando paga 2 Euro a pacco. Questi costi non potrebbero essere sostenuti da chi effettua le consegne. Le Poste spingono i costi sempre piú giú fino ad arrivare al fattorino Meier.
Ogni mattina Meier incontra gli altri fattorini, gli autocarri hanno scaricato i pacchi durante la notte in container giganti, i magazzinieri li hanno preparati al mattino per la spedizione. E poi arriva Meier, che cerca i suoi pacchi e si organizza per il trasporto. Tutto questo dura circa due ore. In questo lasso di tempo Meier peró NON guadagna e neanche la sera quando torna con i pacchi non consegnati. Meier guadagna solo quando consegna pacchi. Riceve 50 centesimi a pacco. Se non c´é nessuno a ritirare il pacco Meier non percepisce nulla.
Il suo orario di lavoro va dalle 7:30 alle 19:30 (12 ore) e lui lavora 6 giorni a settimana. Se va bene guadagna 1.500 euro netti, altrimenti 1.000 euro. Se va bene o male dipende da quanti pacchi riesce a consegnare.

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