Ebrei contro il Sionismo, contro Israele, al fianco della Resistenza Palestinese

[pubblichiamo la traduzione di un’interessante intervista a Pierre Stambul, copresidente dell’Unione Ebraica Francese per la Pace. Al di là di una generica solidarietà “umanitaria”, Stambul dice parole molto precise su ciò che bisogna fare per sostenere la Resistenza Palestinese E contemporaneamente per frenare l’antisemitismo alimentato dallo Stato d’Israele stesso. Qualunque sia la nazionalità, l’amicizia col popolo palestinese si esprime solo nella ferma condanna dell’esistenza stessa dello Stato d’Israele: per questo motivo Stambul sostiene e invita ad estendere la campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni).] Continua a leggere

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Da McDonald si mangiano scioperanti!

[nei McDonald di tutto il mondo il menu è sempre lo stesso: sfruttamento dei lavoratori, repressione delle lotte, licenziamento dei sindacalisti. Nei McDonald di tutto il mondo, però, la lotta paga sempre! Di seguito una traduzione di un articolo de l’Humanité.]

Dopo 7 anni, il sindacalista Najib Sahraoui ha finalmente ottenuto i 180.000 dovuti come risarcimento per il suo licenziamento infondato.

Non si tratta di certo di giustizia veloce! Sono sette anni che Najib Sahraoui moltiplica i processi contro il suo vecchio datore di lavoro, il titolare di un franchising McDonald che gestisce ancora dieci ristoranti a Marsiglia con dieci società differenti. Najib vince tutti i processi ma deve sempre lottare per arrivare a far applicare le sentenze di fronte a un padrone che cerca sempre di cavarsela giocandosi il fattore tempo. Continua a leggere

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IG-METALL APRE UN UFFICIO A BRÜSSEL

Allarme presso i metallurgici

Il sindacato tedesco piú forte  si trasferisce a Bruxelles e mostra come la EU sia per la politica industriale tedesca sempre piú importante.

Finora Brüssel é stata un parco-giochi per le lobby industriali. Ora il sindacato industriale piú forte (IG Metall) si trasferisce accanto alla sede della UE. Martedí prossimo aprirá in pompa magna un ufficio, che il capo della IGM Detlef Wenzel, il capo del Consiglio di Fabbrica della Daimler di Singelfingen Ergun Lümali e il Commissario della EU per l´energia Günther Öttinger avranno l´onore di presiedere. Continua a leggere

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Il nazionalismo può far bene alla sinistra? Un dibattito d’Oltralpe

[di seguito vi proponiamo la traduzione di due interventi pubblicati sul sito francese Bastamag. Nel primo intervento si sostiene che la sinistra abbia perso terreno contro il FN per aver rinunciato a determinate idee di “comunità” che il FN ha fatto proprie contro la globalizzazione; il secondo intervento smonta questa tesi e rilancia la prospettiva internazionalista. Riteniamo importante la condivisione di questo botta e risposta perché siamo, purtroppo, coscienti e consapevoli di quanto determinate idee stiano letteralmente avvelenando il movimento della sinistra di classe. Di fronte all’innegabile debolezza “congiunturale” dell’opzione comunista, sempre più spesso ci si lascia suggestionare da risposte reazionarie all’attacco del capitale – nazionalismi, comunitarismi, autonomismi vari – invece di concentrarsi sul rilancio dei fondamentali ideologici della sinistra: internazionalismo, rivoluzione.]
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Francia, lavoratori in lotta contro le riforme antiproletarie del governo Hollande-Valls: una rassegna

L’estate è calda in Francia: ferrovieri, controllori di volo, postali, intermittenti dello spettacolo, precari e disoccupati occupano strade, piazze, stazioni ferroviarie contro una serie di riforme che il governo Hollande-Valls ha preparato o si appresta a preparare. Continua a leggere

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Austerity e povertà in Gran Bretagna: un rapporto sulla “macelleria sociale”

L’austerity, fuori e dentro la zona euro, è l’unica risposta che la borghesia riesce a dare alla crisi. Nella Gran Bretagna (che non è nella moneta unica) una feroce politica di austerity, con tagli al welfare, iniziata dai conservatori guidati da Tatcher, continuata dal laburista Blair, approfondita dall’attuale governo conservatore guidato da Cameron, e promessa dall’ultraconservatore Farage (vincitore delle ultime elezioni europee), si riscontra, negli ultimi 30 anni, un raddoppiamento del numero delle persone che vivono sotto la soglia di povertà. Sabato 21 Giugno si è svolta in Gran Bretagna una grande manifestazione nazionale contro le politiche di austerity. Abbiamo tradotto un articolo che spiega gli effetti sociali di queste politiche di assalto alle condizione di vita dei lavoratori, nella consapevolezza che sono poltiche comuni a tutti i governi borghesi, che non vedono altra soluzione alla crisi se non la compressione del salario, diretto ed indiretto, dei lavoratori, con conseguente peggioramento delle condizioni di vita. Continua a leggere

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Vive la gréve des cheminots! La Francia si ferma per lo sciopero dei ferrovieri

Da una settimana la Francia è ferma: il sito della SNCF, il corrispettivo francese di Trenitalia, accanto ad ogni orario, per qualunque tragitto ricercato riporta la frase “Ne circule pas” (non circola); i sindacati dei ferrovieri, dalla moderata CFDT agli autonomi di SUD, hanno indetto uno sciopero contro la riforma delle ferrovie che sta avendo un’adesione media dell’80%. E che non accenna a placarsi. Continua a leggere

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La Germania colpisce il diritto di sciopero

La giungla dei contratti

L’informazione mainstream, puntualmente, ci parla delle “meravigliose sorti e progressive” del cosiddetto modello tedesco. Ci dicono, e ci ripetono, che in Germania i sindacati e i lavoratori partecipano e cogestiscono le contrattazioni e le sorti dell’impresa, facendo un favore a lavoratori e padroni e instaurando così una sorta di armonia che preannuncia l’evoluzione dell’umanità. Addirittura, in un recente articolo di “Economia web” del 21 Marzo si fa accenno a un accordo tra SPD e CDU sul salario minimo, dipingendolo come un cedimento della Merkel alle istanze della sinistra. Da tempo abbiamo imparato a diffidare di questi panegirici.

Tra le innumerevoli contraddizioni della cosiddetta cogestione sindacati-padroni, infatti, troviamo questo (per nulla) nuovo ritrovato della tecnica repressiva dei padroni: Si tratta della prassi informale ma diffusa della Tarifeinheit, ovvero unità contrattuale (oppure unità di contrattazione).

Il sistema contrattuale tedesco è particolare, non solo per il larghissimo ricorso alle agenzie interinali che forniscono manodopera alle aziende, creando così una giungla di contratti differenti, ma anche per la struttura federale dello Stato, che prevede contrattazioni diverse da regione a regione. Inoltre, sono previsti differenti trattamenti contrattuali a seconda dei settori produttivi. Insomma, una vera e propria “boutique dello sfruttamento” nella quale il padrone può scegliere le forme e i trattamenti che preferisce.

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Vittoria della Fralib contro il gigante Unilever: la lotta paga!

[traduciamo un articolo sulla recente vittoria giudiziaria dei lavoratori della Fralib – fabbrica di the di Gemenos, Francia – contro la Unilever. Il giudice ha stabilito che si può creare una cooperativa e la Unilever si farà carico di tutte le spese per il riavvio della produzione. Alla Fralib eravamo già stati per l’incontro internazionale delle fabbriche occupate e autogestite, il report lo trovate qui] Continua a leggere

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Veni, vidi, Vichy: la Francia antifascista si conta in piazza

Tra 4000 e 8000 persone hanno sfilato il 29 Maggio, a Parigi, per dimostrare che non c’è spazio per il Front National in Francia; manifestazioni ci sono state in altre 20 città, qualche migliaio di persone è sceso in strada a Marsiglia e a Lione, nell’ordine delle centinaia in altre città più piccole.

Non c’è grande soddisfazione sui media come Le Monde e Liberation per questi numeri, che ci si aspettava più grandi: un’attesa francamente inspiegabile, dal momento che la manifestazione è stata indetta lunedì scorso ed è la prima, vera occasione nazionale di rispondere alla “avanzata” del Front National.

La crescita del partito di Marine Le Pen, innanzitutto, è un dato da valutare nelle sue giuste dimensioni: se alle municipali di marzo, pur essendo arrivato al ballottaggio in diverse città, il FN è riuscito a conquistare una dozzina di amministrazioni, la più grande delle quali, Frejus, conta 43.000 abitanti, oggi ha portato a casa, fatte le debite proporzioni con la massa degli aventi diritto al voto, circa il 10% dei consensi. L'”illusione ottica” del 25%, che ci parlerebbe di un quarto del paese divenuto all’improvviso simpatizzante del partito di estrema destra francese, è la conseguenza di una delle affluenze più basse tra i paesi fondatori dell’UE, circa il 42%.

Ancora più interessante è l’analisi anagrafica dell’affluenza: tra i minori di 35 anni oltre 7 su 10 non si sono recati alle urne. Possiamo con buona approssimazione concludere, dunque che a votare, tra i giovani, siano andati i militanti del FN e quelli degli altri partiti.

Ecco quindi che, in piazza, al di là della conta aritmetica, c’era una rappresentazione cosciente e non silenziosa di quella maggioranza che domenica scorsa ha disertato le urne. Le piazze hanno dimostrato, ancora una volta, che i risultati elettorali non sono “lo specchio” del paese: “uno degli specchi”, al massimo, per di più con una serie di meccanismi di deformazione attivati.

Le fascisme ne se combat pas dans les urnes, recitano i manifesti degli Antifa francesi: che si sia d’accordo o meno con lo slogan, è un fatto che parlare di un 25% di francesi che ha votato per il Front National è un errore aritmetico, prima che politico; oggi come due mesi fa, dopo il cosiddetto “trionfo” di Marine Le Pen alle municipali, ingigantire il mostro frontista ha un obiettivo ben preciso, cioè quello di occultare il fascismo quotidiano che si nasconde nelle politiche di austerity, di fedeltà sbandierata al rigore di bilancio, di repressione e espulsione per numeri sempre maggiori di immigrati e sans papiers, di gentrificazione spinta a suon di sgomberi e abbattimenti, di quartieri popolari ridotti a ghetti degradati.

Le Monde accusa la dediabolisation del Front National: il problema, piuttosto, è la banalizzazione e la normalizzazione dei suoi contenuti, per cui il Fronte vince non perchè i francesi siano diventati di colpo razzisti, ma perchè il razzismo, sdoganato dal discorso pubblico, incarnato nell’ideologia securitaria, diffuso silenziosamente nel corpo largo della popolazione, trova alla fine nel FN la risposta apparentemente più coerente.

La piazza stessa, con le sue contraddizioni, dimostra l’esistenza di un fascismo inconsapevole, interiore, accanto a quello che si esprime col voto a destra. Citoyens, debout, le fachos sont parmi nous (Cittadini, in piedi, i fascisti sono tra noi): lo slogan urlato a più riprese descrive una realtà non tanto distante. Nel corteo contro il FN a Marsiglia sfilano giovani con la bandiera dell’Unione Europea, quell’istituzione imperialista responsabile della strage quotidiana di migranti ai suoi confini, silenziosa e complice di fronte all’avanzata nazista in Ucraina, in prima fila nelle aggressioni imperialiste in giro per il mondo; al termine del corteo, di fronte alla Prefettura, gli studenti dell’Unef (Union Nationale des Etudiants Français, sindacato legato al Partito Socialista) non trovano di meglio da fare che intonare la Marsigliese, l’inno che nelle colonie ha fatto da colonna sonora a massacri e sfruttamento.

Al di là delle contraddizioni, comunque, e al di là dei lamenti degli house organ di una sinistra istituzionale che evidentemente continua a credere che basti agitare lo spettro fascista per riportare docilmente alle urne lavoratori che non ce la fanno a arrivare a fine mese, precari, disoccupati che magari non riescono a percepire il sussidio (leggi qui perché), la Francia che si riconosce nelle parole d’ordine dell’antifascismo e dell’antirazzismo si è contata in piazza, e il totale non è stato così catastrofico. C’è bisogno di tanto, c’è bisogno di riconnettere le lotte ma…mai sottovalutare gli inizi insignificanti…

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