Europa: attacco al lavoro

Il progressivo smantellamento dei diritti dei lavoratori, la contrazione salariale, l’annullamento degli spazi di agibilità politica e sindacale nei luoghi di lavoro non sono una peculiarità tutta italiana. “L’attacco al lavoro” è generalizzato a livello internazionale e non è azzardato dire che è coordinato e predeterminato a livello europeo. Pur da diverse situazioni di partenza, oggi i lavoratori europei, chi prima e chi dopo, si trovano costretti a subire le manovre padronali di aumento della flessibilità/precarietà, aumento della produttività (e cioè dello sfruttamento), azzeramento delle rappresentanze sindacali, ecc., tutte politiche rientranti nel più ampio disegno di lotta di classe dall’alto che mira a far fronte alla crisi strutturale del capitale, oggi più manifesta che mai. Abbiamo perciò deciso di aprire questa rubrica che vuole essere contenitore delle diverse manovre padronali di attacco al lavoro, dalla Spagna alla Grecia, dall’Italia alla Germania, perchè pensiamo che la consapevolezza di subire un unico attacco non possa avere altro effetto che quello di accrescere le capacità di risposta, anche respingendo soluzioni parziali, apparentemente giuste e facili, ma in realtà pericolose ed errate.

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