Francia, lavoratori in lotta contro le riforme antiproletarie del governo Hollande-Valls: una rassegna

L’estate è calda in Francia: ferrovieri, controllori di volo, postali, intermittenti dello spettacolo, precari e disoccupati occupano strade, piazze, stazioni ferroviarie contro una serie di riforme che il governo Hollande-Valls ha preparato o si appresta a preparare.

Cominciamo dai ferrovieri: lo sciopero è iniziato contro la riforma della SNCF, che prevede la creazione di una nuova società apicale che gestisca separatamente il movimento merci e persone e le infrastrutture, con l’obiettivo dichiarato di aprire alla concorrenza, conformemente alle direttive europee, e con l’obiettivo reale di ottenere un peggioramento generale delle condizioni salariali e di lavoro, già preoccupanti. Ne abbiamo parlato ampiamente in un altro articolo: ciò che è cambiato rispetto a quanto avevamo scritto è che lo sciopero è continuato, seppur con una percentuale d’adesione molto più bassa, e che molte assemblee autorganizzate di ferrovieri hanno votato per la continuazione e la generalizzazione dello sciopero (cliccando qui potete scaricare la traduzione dell’appello dell’Assemblea Generale della Stazione di Paris Saint-Lazare). Le assemblee, come risulta dal documento tradotto, criticano fortemente l’azione di pompieraggio dei sindacati: ne sanno qualcosa i controllori di volo, il cui principale sindacato ha ritirato lo sciopero dopo aver emanato il preavviso, dicendo che gli obiettivi erano stati già raggiunti: non è d’accordo il terzo sindacato di categoria, che ha confermato lo sciopero fino a domenica. Non sono d’accordo i lavoratori, che stanno aderendo…

Gli intermittenti dello spettacolo sono attori, registi, fonici, tecnici luci, montatori, amministrativi che in Francia beneficiano di un regime specifico di supporto al salario e di disoccupazione, che tiene conto della particolarità del lavoro. Contro di loro si è scatenata la campagna ideologica di media e governo, tesa a dipingere gli intermittenti come una massa di privilegiati nullafacenti: l’obiettivo è quello di creare nell’opinione pubblica un terreno favorevole al recepimento della riforma complessiva che riguarda il sussidio di disoccupazione.

La riforma, che ha sfruttato i presunti privilegi degli intermittenti come testa d’ariete, ovviamente fa male a tutti: i disoccupati “standard” saranno costretti ad accettare qualunque tipo di lavoro a qualunque salario per “ricaricare” il diritto al sussidio, e non potranno godere di un trattamento migliore se per caso si trovano a fare un lavoro meglio pagato; la maggior parte dei precari perderà questo status e rientrerà nel cosiddetto “regime generale”, perdendo così alcuni vantaggi come, ad esempio, il calcolo della giornata lavorativa come equivalente a 10 ore; i lavoratori licenziati arbitrariamente – in Francia non è mai esistito l’art. 18 – non potranno cumulare subito la liquidazione “standard” e la buonuscita “extra” che solitamente si accorda in caso di licenziamento arbitrario o rottura convenzionale, ma dovranno aspettare di “consumare” la buonuscita prima di accedere alla liquidazione; i disoccupati “anziani” saranno obbligati a versare un coatto “contributo di solidarietà” del 6,4% su quanto percepiscono.

L’obiettivo generale della riforma, come scritto in conclusione della più dettagliata analisi che abbiamo tradotto, è di non tenere conto delle specificità, ridurre le spese, rendere più difficile l’accesso al sussidio e più basso il suo ammontare, per far pagare la crisi a chi la sta già pagando, cioè ai lavoratori.

Meno diritti per meno persone, tenendo conto che già oggi 6 disoccupati su dieci in Francia non percepiscono il sussidio a cui hanno diritto e 9 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà: perchè? Perché ad esempio è in programma la chiusura di molti uffici del Pole Emploi – già oggi sovraccaricati e in ritardo – e l’accettazione di dossier presentati unicamente on-line (cosa che sta già avvenendo con le CAF che erogano i sussidi per l’affitto, cosa di cui abbiamo parlato qui).

Insomma, la risposta del governo “socialista” francese al considerevole risultato del Front National alle municipali e alle europee è chiara, semplice, contraria al senso comune di chi considera ancora il PS (o il nostrano PD) partiti di sinistra: attuare politiche ancora più di destra!

I lavoratori però non ci stanno e, se la partecipazione alle urne, già generalmente non alta come in Italia, è in calo, quella agli scioperi e alle manifestazioni, dopo un periodo forse troppo soporifero in attesa dei “miracoli” di Hollande, è in netta ripresa, tanto da mettere in allarme i vari lecchini che mettono la loro penna al servizio del capitale internazionale.

Stefano Montefiori, corrispondente del Corriere della Sera a Parigi, commentando lo sciopero dei ferrovieri e le manifestazioni degli intermittenti per il Courrier International dice, testualmente: “…lo sciopero è una vecchia tendenza arcaica, una difficoltà ad accettare delle riforme necessarie. (…) (Gli scioperanti) parlano di neoliberalismo come se fosse una parolaccia. Per una volta, l’Italia sembra più avanti della Francia: Trenitalia, l’equivalente della SNCF francese, è già aperta alla concorrenza e oggi il governo Renzi vuole spingere ancora di più sulle privatizzazioni. C’è qualche resistenza in Italia, ma meno che in Francia. La rivolta degli intermittenti è ugualmente sorprendente. E’ difficile comprendere l’esistenza di questo statuto in un paese in crisi, i Francesi hanno bisogno talvolta di essere più realisti, i cittadini francesi non si rendono conto della fortuna che hanno ad avere questa assistenza pubblica”

Insomma: prendete esempio da noi, cari francesi – dice Montefiori – che riusciamo a spingere sul pedale dello sfruttamento senza troppe proteste. Rendetevi conto che siete fortunati, accettate dunque qualche sacrifico…se il messaggio dei padroni è questo, espresso dalle parole dell’ennesima nullità chiamata giornalista, il messaggio dei lavoratori deve essere specularmente opposto: solidarietà internazione con tutte le lotte, costruzione di reti, spazi per il confronto comune, elaborazione di rivendicazioni unificanti a livello europeo. L’estate è arrivata, prepariamoci all’autunno!

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