Gentrificazione, crisi, espulsione delle classi popolari: il caso di Burgos (2)

[proseguiamo la traduzione di una serie di articoli sugli avvenimenti di Burgos. La prima parte, con la nostra introduzione, la trovate qui]

13 Gennaio 2014

(…)

Costruendo egemonia

Gamonal sta mostrando segni notevoli di forza e maturità politica. Il più importante è stato la manifestazione di ieri – 12 Gennaio – con tappa alla sede del Diario de Burgos e della impresa costruttrice di Méndez Pozo. Qualcosa di simile, fino a un paio di anni fa, sarebbe stata impensabile: vedere come migliaia di persone si portavano fin lì, indicando i colpevoli, è stato meraviglioso. 

La rottura col discorso ufficiale pubblicato sulla stampa e l’istituzione chiara del legame costruttore-padrone del giornale che comanda sul politico burattino sono due passi fondamentali che si devono fare per vincere questa battaglia e altre future che verranno.

Detenuti

Tanto il venerdì come il sabato ci sono stati arresti indiscriminati e arbitrari. La notte del venerdì gli incidenti ci sono stati intorno alle 23:00. Trascorse tre ore e alla vista della piega che stavano prendendo gli avvenimenti, la Polizia Nazionale ha preso la decisione di arrestare gente. Si sono messi a fare fermi in differenti strade ammanettando gente che stava semplicemente protestando o che passava di lì. Molti di loro erano minorenni: è forte, la Polizia. L’unico risultato degli arresti è stato quello di suscitare la rabbia del quartiere.

16 Gennaio 2014

Non abbiamo cancellato l’opera ma abbiamo vinto da molti punti di vista:

1) Abbiamo fermato temporaneamente i lavori. Il sindaco non comanda, comanda il quartiere e la gente che ogni giorno si è riunita dalle sei della mattina per fermare i lavori. Per questo, noi abbiamo fermato i lavori, non Lacalle (il sindaco, n.d.t.)

2) Abbiamo vinto anche perchè abbiamo dimostrato che sì, si può, che quando si lotta insieme si producono cambiamenti concreti in situazioni concrete della nostra vita quotidiana. E non solo questo, ma anche trasformazioni di noi stessi. Adesso vediamo più chiaramente che cos’è il quartiere, vediamo chiaramente le persone che ci circondano e le strade che abitiamo. Il “Sì, si può!” non è solo fermare i lavori affinchè gli interessi di Méndez Pozo non ci cambino calle Vitoria, è anche cambiare noi stessi affinchè a poco a poco la facciamo finita con i Méndez Pozo e quelli come lui che ci stanno derubando.

3) Questa è la nostra chiave. Abbiamo parlato chiaramente a Méndez Pozo e per questo andammo al Diario de Burgos a dire loro che, come Lacalle non ci rappresenta, loro non ci informano.

4) Prima del giornale siamo passati per il commissariato per ricordare che i detenuti sono i nostri e che gli antisommossa non sono di Burgos. Abbiamo resistito a due giorni di provocazioni della polizia perchè anche in questo campo comandiamo noi. Martedì scorso, mettere 300 antisommossa in mezzo a calle Vitoria alla fine della manifestazione è stata una provocazione. Volevano provocare disordini perchè non si vedesse che stavamo vincendo. Ma dal momento che siamo più furbi di loro ce ne siamo andati per tornare a riunirci il giorno dopo alle sei e occupare di nuovo la nostra strada.

5) Hanno molta paura. Ieri e oggi ci sono stati concentramenti e manifestazioni in appoggio al quartiere e alla nostra lotta. Si producono situazioni surrealiste, come vedere la polizia arrestare pompieri in servizio. Perchè gli ricordiamo che il re è nudo, che lo sappiamo e che i loro media non ci possono ingannare.

E dal momento che stiamo vincendo continuiamo la nostra lotta con rivendicazioni più chiare:

-Arresto totale dei lavori

-Libertà e assoluzione per i prigionieri

-Fuori gli antisommossa da Burgos

E continueremo riempiendo di vita e di allegria una strada e una città. Perchè sappiamo che la strada, come la Storia, è nostra.

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