Il nodo scorsoio dei contratti collettivi. Aumento salariale o attacco al lavoro?

I lavoratori precari e a tempo determinato della Germania possono finalmente tirare un sospiro di sollievo. A partire dal 30 Ottobre 2013, quando verranno a scadenza i contratti collettivi per i lavoratori precari, entrerà in vigore un nuovo contratto collettivo valido per due anni, che prevede un aumento salariale del 3,8%, portando la paga a 8,50 euro/l’ora nel primo anno e a 9 euro nel secondo. La DGB (la federazione tedesca dei sindacati) conclude un accordo con la confindustria che prevede condizioni che qui ci sogniamo.

Che le sorti dell’economia tedesca siano migliori di quelle di altri Paesi europei è un dato di fatto, basta considerare che secondo le recenti stime del FMI per il 2013, la Germania è l’unica tra le grandi nazioni europee che segna un dato positivo, seppure esiguo e fondamentalmente da recessione, di crescita del PIL (+0,5%); ma siamo abituati a leggere i dati e le gli accordi sulle condizioni di lavoro quantomeno con sospetto, se non addirittura con la consapevolezza che, quando si tratta di Capitale, ogni fenomeno contiene anche il suo contrario: ovvero, l’aumento in valori assoluti del salario dei lavoratori a tempo determinato, rappresenta un sostanziale peggioramento delle condizioni di lavoro. Come è possibile?

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Gentrificazione in salsa tedesca: sfratti e proteste a Berlino

Riceviamo e pubblichiamo da una compagna residente in Germania due traduzioni dal Berliner Morgenpost sull’emergenza sfratti. Fino a qualche anno fa a Berlino sembrava di essere nel Bengodi: dopo la caduta del Muro, il prezzo delle case, specialmente a Est, era tra i più bassi d’Europa, sia per l’acquisto che per l’affitto. Il forte aumento della domanda di case da parte della medio-alta borghesia tedesca ed europea, con possibilità maggiori di spesa, unito alle speculazioni connesse alle imponenti ricostruzioni e ristrutturazioni che hanno interessato e continuano a interessare la capitale tedesca, ha determinato un notevole incremento dei prezzi, con conseguente aumento delle morosità e sfratti da parte dell’autorità pubblica. E’ notizia degli ultimi giorni la morte di una 67enne, disabile, due giorni dopo l’esecuzione dello sfratto: manifestazioni, picchetti e proteste stanno interessando i vari quartieri della capitale. Continua a leggere

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Sul clima di “instabilità istituzionale”

Anche se in ritardo, condividiamo una breve riflessione a partire da alcuni segnali e indicazioni che le ultime elezioni ci consegnano, ponendo alcune domande su proposte oggetto di discussione a sinistra, in particolare su quella della Rete dei Comunisti.

“I risultati elettorali ci consegnano una situazione che rende estremamente complicata la formazione di un nuovo governo e che pone il Paese in uno stato di profonda instabilità istituzionale. Per questo motivo non possiamo che essere seriamente preoccupati”. (Roberto Zuccato, presidente di Confindustria Veneto)

“I mercati sono meno spaventati dell’esito del voto in Italia dei politici. (…) Molti dei processi di risanamento continueranno ad andare avanti con il pilota automatico”. (Mario Draghi, presidente della BCE)

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Diritti sindacali negati, dall’Italia alla Finlandia, dal Messico all’Olanda, dalla Svezia alla Thailandia…

Ciò a cui abbiamo assistito e contro cui abbiamo lottato in Italia negli ultimi anni, il tentativo di Marchionne di estromettere i sindacati non accondiscendenti dalle fabbriche per trattare solo con i sindacati “gialli”, pecca di scarsa originalità. Ovunque nel mondo i padroni tentano, ogni volta che ne hanno la possibilità, di distruggere l’autorganizzazione della classe, sostituendola con organismi filopadronali che la possano controllare e che soprattutto impediscano le lotte. È da notare come, nelle storie che seguono, a violare i diritti sindacali siano multinazionali con sede in paesi che in Europa godono di “buona fama” in merito al welfare e alla tutela dei diritti dei lavoratori. L’Olanda è sempre stata indicata – dai fan della flexecurity così come dai vari reclamanti reddito – come modello da seguire, per i primi per l’integrazione tra lavoro e non lavoro, per i secondi per la diversificata offerta di sussidi allo studio e alla non occupazione. La Finlandia e la Svezia sono a loro volta un modello per spesa per l’istruzione, spesa sanitaria, sostegni al reddito. L’imperialismo mostra così il suo volto più truce, più biecamente razzista, nel momento in cui paga il contentino ai lavoratori della “madrepatria” (un contentino sempre più misero) con condizioni di lavoro disumane nei paesi dominati. Continua a leggere

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Gli occupanti greci della Vio.Me. riprendono la produzione Occupare resistere produrre

Traduciamo e pubblichiamo il comunicato di solidarietà internazionale ai lavoratori della Vio.Me. di Tessalonica. La fabbrica è occupata e sotto il controllo operaio, che ha deciso di riprendere la produzione. Il comunicato è esplicativo e non ha bisogno di altre specificazioni. Quello che ci preme sottolineare, oltre all’importanza dell’iniziativa internazionale della solidarietà politica e finanziaria, è l’assoluta necessità di rapportarci alle lotte europee e di tenere alta l’attenzione a quello che succede. Solo così sarà possibile evitare le distorsioni pseudomediatiche della rete, che vogliono rappresentare la Grecia come un Paese allo stremo, o in balìa di un non meglio identificato capitalismo teutonico-nordico.
La lotta di classe del proletariato greco è patrimonio comune, e a noi tocca sostenerlo e raccoglierne gli stimoli e i suggerimenti.

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ArcelorMittal: storie di acciaio e proposte di nazionalizzazione dal Belgio

[pubblichiamo la traduzione di un’intervista a un dirigente del Partito del Lavoro Belga per due motivi: primaditutto riteniamo che possa intercettare utilmente un dibattito aperto anche in Italia e relativo alle nazionalizzazioni delle banche e delle imprese in crisi; in secondo luogo perché, dalle lucide parole del compagno, emerge chiaramente la consapevolezza del “punto di vista di classe” che orienta le scelte politiche dei padroni e che deve orientare, specularmente, anche le scelte politiche del proletariato]

ArcelorMittal: “Una sola soluzione: nazionalizzazione”

 

“Fermare la fase a caldo permetterà di mantenere la fase a freddo”, si sentiva dire un anno e mezzo fa da parte dei dirigenti politici di Liegi. Fallito. 1300 persone saranno direttamente licenziate. La reazione di Damien Robert, responsabile siderurgia del Partito del Lavoro Belga. Continua a leggere

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Dalla Germania alla Grecia, storie di lotta e solidarietà di classe

Ci sono fatti, storie, che hanno un potentissimo valore di esemplarità. Fatti che illuminano con un lampo e hanno il potere di sgomberare la testa da narrazioni tossiche, con la forza di un messaggio semplice e potentissimo. Continua a leggere

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Nuove profezie, vecchie miopie: Napoli chiama Monaco

Che la crisi economica sia arrivata alle porte della Germania, oramai è un fatto assodato, sebbene fino a qualche tempo fa molti si affannassero a negare questa ipotesi. Allo stesso tempo, nonostante tempo fa la profezia della disintegrazione della moneta unica sembrasse incontrovertibile, nessuno è uscito dall’euro, ed uno dei PIIGS (Irlanda) è tornata ad esere “la tigre celtica” con una crescita prevista per il 2013 al 2,1%. Quello che sta succedendo ci mostra che la borghesia non ragiona attraverso schemi sempre prevedibili, ma – a volte navigando a vista, altre volte programmando le misure – tenta sempre di risolvere i propri problemi inventando strumenti nuovi, o riproponendo vecchie ricette; adattandosi, insomma, alle situazioni offerte dall’esistente. Cedere da parte nostra all’ansia della “previsione”, rischia di farci restare impigliati in schemi che ci nascondono la realtà – o quanto meno – ci rendono strabici quando non miopi rispetto a quello e a quelli che sono i soggetti a cui vogliamo guardare e i processi che descrivono la nostra possibilità di azione Continua a leggere

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Turchia. I lavoratori di Sisecam mostrano la strada: lottare e vincere!

[fonte: http://en.uidder.org/sisecam_workers_show_the_way_fight_and_win.htm]

Il 5 Gennaio scorso circa 450 lavoratori della Sisecam (Turchia) occuparono la fabbrica dove lavoravano da molti anni. La fabbrica è una delle industrie di proprietà del gruppo Sisecam che è attivo principalmente nella produzione del vetro e dei prodotti chimici. Gli stabilimenti del gruppo producono vetro float (un particolare tipo di vetro piano per lastre e finestre, n.d.T.), articoli per la casa in vetro, imballaggi di vetro e fibra di vetro così come i composti di soda e cromo. Il gruppo è una delle più grandi aziende nel settore del vetro nel mondo. La parte principale di esso, Sisecam, ha molte fabbriche distribuite in otto paesi con 18.000 lavoratori. Il Gruppo è al tempo stesso parte di uno dei grandi monopoli della Turchia, Is Bankasi. L’occupazione ha riguardato lo stabilimento di Topkapi, a Istanbul, che produce principalmente articoli per la casa in vetro.

La società ha annunciato che avrebbe spostato l’impianto di Topkapi ad Eskişehir, un’altra città vicino ad Ankara, a partire dal 2013, e che i lavoratori che volevano continuare a lavorare potevano seguire l’impianto. Circa 450 lavoratori che fanno parte del Kristal-IS (Unione dei lavoratori dell’industria della terra, della ceramica, del cemento e del vetro) hanno accettato di trasferirsi a Eskisehir insieme con le loro famiglie.Ma solo una settimana prima della chiusura dello stabilimento di Topkapı la società ha fatto un nuovo annuncio dicendo che non avrebbe preso i lavoratori, ma li avrebbe licenziati tutti. Infuriati per questo annuncio i lavoratori hanno fermato la produzione il 28 dicembre e hanno iniziato il picchettaggio insieme con le loro famiglie di fronte allo stabilimento.

Il 5 gennaio le forze di polizia sotto il comando del governatore di Istanbul hanno tentato di disperdere e portare via i lavoratori. C’erano più di 1500 poliziotti e molti blindati che circondavano l’impianto. In risposta a questo tentativo 250 lavoratori chiusero le porte e occuparono l’impianto. Kristal Is, chiamò alla solidarietà e al sostegno. Molti attivisti di differenti sindacati insieme alle famiglie si sono riuniti intorno allo stabilimento in breve tempo per offrire il loro sostegno. I lavoratori all’interno dello stabilimento hanno accolto con favore i sostenitori cantando slogan vigorosi ai quali quelli che stavano fuori hanno risposto con slogan simili. I canti sono continuati per ore, tra gli slogan: “Le vostre mogli sono orgogliose di voi”, “Siamo una grande famiglia, nessuno ci può dividere”, “I lavoratori uniti smuoverebbero la Terra!”, “Se non c’è lavoro e pane, non c’è pace! “.

Con l’aumento della mobilitazione alcuni parlamentari sono venuti a offrire il loro sostegno.Vedendo il massiccio sostegno l’azienda ha dovuto cambiare la sua posizione arrogante e incontrarsi con i parlamentari. Dopo la riunione i lavoratori hanno accettato di porre fine all’occupazione e le forze di polizia sono state ritirate. Ma gli operai hanno mantenuto i picchetti davanti allo stabilimento.

I lavoratori hanno chiesto che essere impiegati in una qualunque delle fabbriche Sisecam in tutta la Turchia, senza perdere i loro diritti acquisiti. Ma la società ha intenzione di impiegare più giovani, i meno pagati e i non sindacalizzati.Ora i lavoratori prendono circa 2.500 lire turche mensili, ma Sisecam vuole assumere solo giovani lavoratori con salario minimo di 774 lire turche.

Ma i lavoratori Sisecam hanno intrapreso una lotta determinata e l’amministrazione della fabbrica ha dovuto fare marcia indietro. L’azienda e il sindacato hanno raggiunto un accordo il 9 gennaio. In base a questo accordo circa 290 lavoratori saranno spostati ad altri stabilimenti del Sisecam attraverso la Turchia, senza perdere i loro diritti acquisiti.

Ci sarà una votazione per determinare dove i lavoratori saranno spostati. I lavoratori hanno il diritto di cambiare i loro posti di lavoro se riescono a trovare un compagno di lavoro disposto a scambiare il suo posto. E coloro che successivamente vorranno tornare a Istanbul non perderanno i loro benefici.

130 lavoratori preferito rimanere a Istanbul e ha lasciato il lavoro a causa di vari motivi.Alcuni di loro hanno scelto di andare in pensione. E 53 lavoratori che sono occupati in una società di subappalto conserveranno il posto di lavoro e saranno spsotati a Eskisehir.

Come parte dell’accordo lo sciopero è stato terminato e gli operai hanno cessato i picchetti davanti alla fabbrica. I negoziati sono ancora in corso su alcuni dettagli.

La lotta determinata dei lavoratori Sisecam è un esempio da seguire per tutti i lavoratori.Hanno mostrato l’unico modo per ottenere la vittoria: unirsi, organizzarsi, lottare!

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I lavoratori tedeschi contro il partito neo-nazista

I Lavoratori tedeschi contro il partito neo-nazista

 [Pubblichiamo il comunicato dei lavoratori in sciopero della Neupack in cui rifiutano la solidarietà della NPD, partito nazional-democratico tedesco, e rilevano il tentativo da parte dell’estrema destra di dividere i lavoratori. I lavoratori in sciopero rifiutano la solidarietà nazionale, espressa dai neo-nazisti.

Il comunicato non ha bisogno di spiegazioni perché è chiarissimo da sé. Ci viene voglia di ribadire, però, quanto l’informazione mainstream a volte riesca a farci dimenticare che il processo di unione europea è essenzialmente un processo di unione della borghesia contro i lavoratori, e ogni elemento che punta a una integrazione degli Stati europei, non fa altro che accelerare questa tendenza. Allo stesso tempo, però, chiudersi nel proprio contesto nazionale isola il proletariato rendendolo permeabile alla propaganda nazionalista.

La solidarietà nazionale, semplicemente, non esiste perché è solo una maschera degli interessi padronali. Ricordiamocene la prossima volta che qualcuno ci parlerà di integrazione europea: l’unica integrazione che vogliamo è quella dei lavoratori!]

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