La riforma dell’ispezione del lavoro in Francia, parola d’ordine: non disturbare i padroni!

Sono spesso l’ultima risorsa contro le violazioni del diritto del lavoro o i rischi connessi alla salute e alla sicurezza dei lavoratori. 2256 ispettori e controllori del lavoro hanno l’incarico di sorvegliare ciò che succede nei due milioni di imprese dell’Esagono. Oggi protestano contro una riforma che, secondo loro, minaccia il loro lavoro. Riduzione di effettivi, politica di tagli, perdita d’indipendenza, rischio di collusione con gli imprenditori…Questi sono i loro timori rispetto al progetto di legge promosso dal ministro [socialista, n.d.T.] Michel Sapin. [traduzione sintetizzata dell’originale pubblicato qui]

Cancellazione dell’ispezione del lavoro: il Medef [la Confindustria francese, n.d.T] la sognava, il PS l’ha fatta”. Una bandiera sventola davanti alla sede del partito socialista, in via solferino, a Parigi, il 22 Ottobre. Manette ai polsi, cinque ispettori del lavoro si sono incatenati ai cancelli del palazzo. Accompagnati da una quarantina di colleghi, denunciano la riforma dell’ispezione del lavoro, prevista nel progetto di legge sulla “formazione professionale e la democrazia sociale”. La legge sarà presentata a Gennaio del 2014 al Parlamento.

Ufficialmente, il ministro del Lavoro Michel Sapin desidera “adattare l’ispezione al mondo del lavoro” al fine di costruire un ministero forte per proteggere l’indipendenza e l’efficienza di coloro che hanno l’incarico di far rispettare il codice del lavoro e assicurarsi che i diritti dei lavoratori siano rispettati. Di fronte alla ricerca di “competitività” e di “flessibilità” a oltranza, in un contesto in cui i licenziamenti s’intensificano, dove le deroghe al diritto si moltiplicano, l’ispezione del lavoro costituisce spesso l’ultima risorsa per i lavoratori (…). Essi sono, inoltre, gli unici funzionari abilitati a entrare in un sito senza aver bisogno di un mandato.

Un’impresa visitata ogni dieci anni

2256 agenti della direzione generale del lavoro seguono attualmente circa due milioni di imprese e controllano le condizioni di lavoro di 18 milioni di persone (…). Un compito gigantesco, che va dalla verifica del pagamento delle ore supplementari al controllo delle misure prese dall’impresa per evitare che il suo personale sia esposto a rischi (…). Solo nel 2009, circa 966000 infrazioni sono state segnalate, la maggior parte in materia di salute e sicurezza sul lavoro, nonchè sul non rispetto del contratto di lavoro (…).

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Al giorno d’oggi ho 1800 imprese da seguire, significa un’impresa visitata ogni dieci anni. E’ catastrofico!, illustra Kevin, agente ispettivo in Savoia e scritto alla CNT. Come un mezzo migliaio di suoi colleghi venuti da utta la Francia, ha risposto all’appello dei sindacati (CGT, CNT, FO, SNU, SUD) a sfilare davanti al ministero. Ritiro del piano Sapin!  L’ispezione al servizio dei lavoratori!: una gran parte degli ispettori non sembra condividere la visione del proprio ministro.

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Una riforma che è un copia-incolla della proposta dell’UMP

I custodi del Codice del Lavoro contestano innanzitutto una discreta diminuzione di effettivi. Attualmente essi sono organizzati in 790 sezioni, divisi su tutto il territorio e composti da un ispettore, due controllori e un segretario. Queste sezioni saranno sostituite da unità di controllo, interdipartimentali, costituite da 8-12 agenti. Una forchetta a geometria variabile che rischia di allinearsi verso il basso. Ad Angouleme, per esempio, l’ispezione del lavoro conta attualmente quattro sezioni di tre agenti, ossia un effettivo di dodici persone. La nuova unità di controllo, che rimpiazza le quattro sezioni, potrà essere composta di soli otto agenti, ossia una diminuzione di un terzo degli effettivi.

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Rischio di collusione

La riforma significherà anche la fine di un ispezione del lavoro “di prossimità”. A breve, significa la sparizione delle piccole unità territoriali, annuncia il comunicato sindacale, dal momento che il progetto mira al medesimo tempo a creare delle “brigate specializzate” incaricate di investigare su un tema (amianto, rischio Seveso, lavoro illegale), un settore (chimica, ristorazione, agricoltura…) o un ramo d’attività. Nel momento in cui gli organigrammi delle imprese diventano estremamente complessi – con filiali, sottofiliali, subappaltisti a cascata, ricorso all’intermittenza, sedi all’estero… – e in cui i lavoratori sono esposti a una multitudine di rischi, questa specializzazione si giustifica?

La riforma rischia di impoverire il mestiere, organizzato per territori e in modo generalista, dicono i critici, dal momento che delle azioni coordinate tra servizi esistono già. Il ministero vuole riformare un sistema che non ci hanno dimostrato che non funziona!, sottoliena Maité, ispettrice del lavoro a Toulon. La specializzazione farà inoltre pesare un rischio di collusione tra ispettori e imprenditori. Nel campo dell’amianto, le imprese non sono numerose. Gli agenti saranno dunque permanentemente a contatto con le stesse. Ciò può creare dei legami che non sono buoni per i lavoratori, puntualizza Stephane Lagarde, ispettore del lavoro e membro del sindacato SUD. Di fronte a imprenditori che si comincia a conoscere bene, la ricerca di compromessi potrebbe diventare la regola, a seconda della sanzione relativa agli abusi accertati.

Un management stile France Telecom?

Per gli incatenati di Rue Solferino, se il diritto non è applicato è primaditutto perché ci sono troppe deroghe. Non possiamo essere efficaci con questo tipo di regole. I veri responsabili se ne lavano le mani, perché è estremamente complicato ricostruire i fili. Allora si preferisce attaccare i piccoli imprenditori. Un certo dispositivo di sicurezza non è stato installato? E’ più facile incolpare un dirigente della PMI piuttosto che risalire verso i veri responsabili di una filiale di una società a sua volta integrata in un gruppo più vasto.

Inoltre si profila un management per obiettivi. Gli agenti saranno posti sotto l’autorità di un Direttore di Unità di Controllo, un DUC, le cui iniziali già invitano al sarcasmo. Il suo obiettivo? Una politica di cifre a base di “reporting” e di centralizzazione dell’informazione. La gerarchia potrà seguire in diretta la realizzazione degli obiettivi. La qualità di un controllo rischia di diventare secondaria. Passare dieci minuti in un ristorante a verificare le affissioni obbligatorie o molti giorni a spulciare le tabelle orarie per verificare la durata del lavoro non farà più alcuna differenza.

Ci domanderanno semplicemente di andare presso un’impresa, segnare se tutto va bene, fare delle raccomandazioni senza note repressive. Dunque di non controllare più le situazioni di lavoro ansiogene, osserva Kevin. E’ già in atto. Ciò è organizzato nei servizi con dei colleghi che sono remunerati in parti variabili e hanno dei premi in funzione degli obiettivi realizzati. Gli ispettori del lavoro saranno sorvegliati e “gestiti” allo stesso modo di un commerciale di France Telecom o di un ingegnere Renault. (…)

Infrazioni al diritto del lavoro: il 69% dei processi verbali resta senza conseguenze

Oltre alle visite indesiderate, gli ispettori del lavoro intervengono in funzione delle segnalazioni raccolte direttamente presso i lavoratori, i loro rappresentanti sindacali o le dichiarazioni di incidente o di blocco ripetuto del lavoro. (…)

Il ministro del lavoro vuole riorientare queste missioni a vantaggio delle grandi lotte collettive. Con la riforma, i singoli casi conflittuali saranno rinviati al tribunale arbitrale. Con un DUC col fiato sul collo, avremo meno tempo di essere al servizio dei lavoratori. Il direttore imporrà le direttive del ministero. (…) Il documento preparatorio della riforma lo spiega chiaramente: Gli ispettori sono attualmente troppo autonomi. Sono pagati con le tasse, devono rendere dei conti. (…)

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La lotta contro il lavoro illegale è alla moda nelle alte sfere, per cui siamo molto esposti. Problema: ci confrontiamo con casi in cui alcuni dipartimenti confondono la lotta contro il lavoro nero con la caccia agli stranieri, illustra Valerie, ispettrice del Lavoro nel distretto delle Bouches du Rhone. Uno dei compiti principali dell’ispezione è proteggere i lavoratori, francesi come stranieri, e non punire dei dipendenti già subordinati al loro padrone a mezzo di un contratto, legale o no. Alla fine siamo stati ridotti al ruolo di regolatori economici e sociali piuttosto che di difensori del lavoratore, si lamenta Kevin. Forse qui risiede il principale pericolo della riforma: orientare il corpo dell’isezione del lavoro verso la mediazione, il “consiglio” piuttosto che l’applicazione della legge attraverso la sanzione.

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Questa nuova riforma si profila proprio quando l’ispezione del lavoro conosce un profondo malessere. A maggio del 2011 Luc Beal-Rainaldi, ispettore e sindacalista del FSU, si è dato la morte nei locali del ministero del lavoro. A Gennaio 2012 Romain Lecoustre, un altro ispettore, si è impiccato in casa, dopo aver lungamente spiegato le sue sofferenze di fronte al carico di lavoro, agli obiettivi misurati in cifre e alle vessazioni del suo superiore. I due suicidi sono stati riconosciuti come incidenti di servizio, l’equivalente di un incidente sul lavoro per la funzione pubblica.

I custodi del Codice del Lavoro sono attualmente stretti tra due fuochi: violenza manageriale all’interno, violenza durante le visite nelle aziende. Minacce, aggressioni, sequestri segnano i loro interventi. Kevin richiama anche casi di razzismo contro gli agenti di origine maghrebina. E il ricordo del “caso Saussignac” è ancora vivo: il 2 Settembre del 2004, in Dordogne, Sylvie Trémouille, ispettrice del lavoro, e Daniel Buffière, controllore della Mutua Sociale Agricola, sono stati assassinati da un agricoltore che ha tentato poi di suicidarsi. Nella sua riforma Michel Sapin prevederà anche una sezione specializzata “Ministero del Lavoro”?

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