Siko è sick – appello dello spezzone anti-capitalista della protesta contro l´annuale Conferenza sulla Sicurezza (SIKO)

Traduciamo e riportiamo l´appello dello spezzone anti-capitalista della protesta contro l´annuale Conferenza sulla Sicurezza (SIKO). Quest´anno la SIKO si svolgerà dal 30. gennaio al 2. febbraio, la conferenza annuale che si tiene presso l´Hotel Bayerischer Hof a Monaco di Baviera dal 1963, durante la quale si discute di pace e di sicurezza, ma che è presieduta dai rappresentanti di un sistema che causa guerre e morte e che si arricchisce sempre di più da tutto questo. È una collaborazione di forze militari, politiche ed economiche che fanno gli interessi di pochi ai danni di molti. Si parla di pace, ma non si fa alcun passo verso il disarmo nucleare, al contrario aumentano le spese militari così come le campagne promosse dalle forze militari (anche e soprattutto nelle scuole tedesche) che promettono posti di lavoro e guadagni sicuri, e crescono i profitti derivanti dalle esportazioni di armi. Ddal 2002 sono cresciute le proteste di massa in occasione della SIKO, a cui hanno partecipato decine di movimenti pacifisti e non. A Berlino è previsto per il 15. gennaio (alle ore 19:00 presso il Café Commune ossia presso la sede della DKP-Kreuzberg in Reichenberger Strasse 157) un incontro per discutere della funzione e del significato della SIKO. Sará l´inizio di una mobilitazione contro la cosiddetta “conferenza sulla sicurezza”. SIKO è sick, è malata! La cura può essere possibile solo grazie ad una mobilitazione dal basso.

L´appello dello spezzone anti-capitalista

https://linksunten.indymedia.org/de/node/100532#comments

L´appello generale della protesta

http://sicherheitskonferenz.de/en/node/6547

Invito alla protesta anti-capitalista contro la “Siko” (conferenza sulla sicurezza) 2014 – 50 anni di conferenza sulla guerra a Monaco sono troppi: la resistenza dilaga ovunque – fare a pezzi il potere della NATO – dare inizio alla protesta!

Da cinquant’anni s’incontrano annualmente in Baviera in occasione della Siko i capi di Stato dei Paesi NATO, strateghi di guerra e rappresentanti delle aziende di armi per la conferenza sulla sicurezza. La Siko è un incontro informale sul coordinamento di interessi politico-economici, con particolare attenzione all’ esportazione di armamenti e a temi di guerra più in generale.

Inoltre la Siko è vista come un mezzo di propaganda, durante la quale i partecipanti si presentano al mondo come detentori della pace e portatori di democrazia a livello internazionale.

Non ci può essere un capitalismo senza guerra.

Le modalità economiche capitalistiche esigono mercati sempre più nuovi e fonti di materie prime a basso costo. In particolare questo risulta essenziale per Paesi che, come la Germania, basano la propria economia sull’ export. Dove tutto questo non è praticabile si ricorre alla guerra. Accedere alle materie prime e gestirle in modo semplice a livello essenziale è di “basilare interesse” (Weißbuch der Bundeswehr 2006, Libro bianco delle forze armate 2006).

La guerra appare come un’immensa fonte di profitto per l’ industria degli armamenti: quella tedesca è la terza più grande a livello mondiale e consente alla Germania, attraverso l’ esportazione delle armi, di guadagnare in tutte le guerre. Sono proprio gli “attori” di queste industrie, di questo sistema economico e di queste guerre, che si incontrano alla “Siko” in Baviera.
Una guerra verso l’ esterno…
Al contrario di quello che vuol far apparire, la Germania partecipa ai conflitti principali nel mondo. Non solo in Afghanistan (partecipazione attiva/diretta), Libia (sostegno strategico) e in Irak (partecipazione strategica e “contro-insurrezione”), ma anche in Siria la Germania gioca un ruolo strategico:
Nell’agosto del 2012 il Ministero degli Esteri ha istituito una „Task Force Siriana“, il cui compito principale è stato quello di fornire ai ribelli informazioni segrete e armi, al fine di estorcere un cambio di regime a Damasco. Inoltre acquisiscono maggiore potere le forze islamico-fondamentaliste del Consiglio Nazionale Siriano SNC. Questi sono solo alcuni esempi di come la Germania sia coinvolta attivamente in molti conflitti bellici. Poichè gli USA hanno minori risorse a disposizione per intervenire a  livello mondiale in difesa degli interessi occidentali, si alzano i toni e la Germania è stata chiamata ad intervenire.

Ogni mezzo è lecito: diplomazia, esportazione delle armi o impiego militare. Stanno aumentando gli interventi della Germania nei conflitti bellici mondiali. “Nuovi poteri – nuove responsabilità“ di economia e politica. Secondo la UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) sono stati 45 milioni di persone in fuga per colpa delle guerre nel 2012. Attraverso l’esportazione e l’industria delle armi la Germania è co-responsabile di questa ondata di profughi. Allo stesso tempo però la Germania chiede un rafforzamento nella chiusura ai confini per evitare l’aumento degli sbarchi dei profughi. Attraverso il nuovo sistema di controllo EUROSUR si controllerà il mediterraneo con droni e tecniche sempre più moderne. I profughi vengono trattati come persone di seconda classe, non possono circolare liberamente, lavorare o studiare. Vengono trattenuti in campi profughi, minacciati di essere rimpatriati e trattati come criminali, vittime di atti di razzismo.

 

… significa guerra in patria

Una politica miliare verso l’esterno significa allo stesso tempo militarizzazione nella politica interna. Le forze di polizia diventano sempre più repressive. Si pensi alla manifestazione del 2013 contro la crisi a Francoforte, bloccata dopo poco da un massiccio impiego di forze di polizia. Molti manifestanti sono stati trattenuti e molti altri feriti con lo spray. Si pensi anche al maggiore controllo dei movimenti e dei cittadini comuni. Si pensi alla minaccia della privacy attraverso i controlli telematici e dei sistemi di comunicazione e all’aumento dell’impiego delle forze militari (…) Per i prossimi anni è previsto un aumento dell’impiego di forze armate anche in patria, non solo per casi eccezionali (es.: alluvioni).
Dare inizio alla protesta!
L’incessante crisi dovuta al capitalismo ha ridotto in povertà milioni di persone nel mondo e ha causato disoccupazione. Ad esempio la disoccupazione giovanile in Spagna ha raggiunto il 37%, il sistema sanitario greco è a terra e 43 milioni di europei non hanno la possibilità di sopravvivere con i propri mezzi. 120 milioni di persone in Europa sono a rischio povertà e anche in Germania si conta una persona ogni 6 sotto il livello di povertà. Questi sono solo alcuni esempi della situazione a livello europeo. Peró la protesta si accende e aumenta

Nei paesi colpiti dalla crisi Spagna o Grecia hanno luogo numerosi scioperi generali e manifestazioni di massa, la gente lotta per migliori condizioni di vita e di lavoro. In Grecia, la radio di stato è stata occupata. In Spagna, i lavoratori hanno protestato contro la chiusura delle miniere e hanno dovuto difendersi dalla (repressione violenta della, ndt.) polizia.

Sempre più persone sembrano capire che il sistema in cui viviamo è la causa della nostra precarietà. Sono più frequenti le proteste che non rivendicano singoli miglioramenti, ma esigono piuttosto il cambiamento del sistema complessivo. Anche se queste lotte non hanno ancora consentito di ottenere profondi cambiamenti, sono diventate una parte indispensabile della lotta per una società senza classi.

Rojava (Kurdistan occidentale), un luogo di speranza in mezzo alla guerra civile siriana che sta uccidendo migliaia di persone e ne riduce un numero altrettanto alto in miseria: circa un terzo della popolazione siriana è in fuga. Quella che era iniziata come una protesta per migliori condizioni di vita, è diventata ormai una guerra civile che viene strumentalizzata da diversi gruppi per propri scopi.

Ad esempio: il regime di Assad appoggiato dall´Iran vorrebbe rimanere al potere, rappresentare gli interessi geo-strategici in Arabia Saudita, Turchia e Qatar. Le linee dei conflitti religiosi si stanno acuendo, dal momento che gruppi di Al-Qaeda sono sempre più coinvolti nei conflitti stessi e in particolare nelle lotte contro altri gruppi religiosi. Rojava, tuttavia, è un luogo di speranza nel caos della guerra civile. Rojava è parte della Siria e si trova nel triangolo di Siria, Turchia e Iraq.

É abitata prevalentemente da curdi. Il governo di Assad ha soppresso la popolazione curda, ha vietato loro di parlare la loro lingua e ha proibito raggruppamenti/movimenti politici. La popolazione curda ha deciso di non partecipare alla rivolta armata contro Assad e alla successiva guerra civile, tuttavia ha investito le proprie energie nella costruzione di strutture auto-organizzate e nella tutela del loro territorio. A questo scopo sono state istituite forze di difesa popolare, composte per un terzo da donne.

“Dal momento che né il regime, né l’opposizione sono stati disposti a riconoscere i nostri diritti, abbiamo deciso di dare inizio alla rivolta in Siria attraverso l´autogoverno democratico”, ha detto Salih, il leader (musulmano) del Partito di unità democratica (PYD). A Rojava i Curdi fanno di tutto per sostenere la liberazione delle donne, per far sí che le minoranze etniche e religiose abbiano uguali diritti di partecipazione e si impegnano infine molto per stabilire una cooperazione di reciproco sostegno.

Proprio a causa della guerra civile in Siria si è sviluppato anche in un conflitto tra diversi gruppi etnici e religiosi. Rojava è diventato quindi il luogo scelto da moltissimi  rifugiati siriani di diverse etnie. Non si tratta di un semplice cambiamento di regime, ma del tentativo di costruire un altro sistema sociale – oltre lo stato e il capitalismo. Lo sviluppo di strutture auto-organizzate a Rojava così come il tentativo di una convivenza pacifica meritano la nostra piena solidarietà. Dobbiamo fare di tutto per aiutare a respingere gli attacchi da parte degli estremisti islamici, di alcuni gruppi della Turchia e dei paesi NATO perpetrati ai danni del governo autonomo curdo. Bisogna quindi impedire le esportazioni (tedesche) di armi verso la Siria, il Medio Oriente e in tutto il mondo poiché generano oppressione e sfruttamento.

 

con la classe contro la guerra e il capitalismo!
Siamo solidali con i Curdi per la costruzione di un´autonomia democratica a Rojava, con coloro che protestano contro la crisi in Europa, con chi protesta nel mondo contro il sistema capitalista e con i lavoratori di tutto il mondo.

Per noi solidarietà significa soprattutto portare avanti la lotta contro lo sfruttamento e il sistema capitalista ed in particolare contro la partecipazione della Germania alla guerra e contro le esportazioni di armi.(…) Troppe persone sono quotidianamente costrette a (s)vendere la propria forza lavoro … noi, la classe salariata.

In Germania stanno emergendo le lotte degli operai appartenenti al settore del commercio al dettaglio come per esempio Neupack, Amazon ecc …
Si sta facendo un tentativo importante e cioé quello di portare la protesta contro la crisi anche in Germania, dimostrando solidarietá con i Paesi dell´Europa meridionale: è “Blockupy” – la protesta contro Banca centrale europea (BCE) a Francoforte.

La lezione di Rojava e quella derivante dalle proteste contro la crisi è che queste lotte devono  essere condotte con continuità e attenzione. Ciò è necessario sia per proteggere i manifestanti contro un regime di repressione sempre crescente, e sia per mantenere i risultati ottenuti nel lungo periodo. Per questo è necessario un movimento rivoluzionario organizzato.

Alla protesta contro la conferenza sulla sicurezza del 2014 possiamo esprimere quello che pensiamo sulla guerra e sul capitalismo.

La solidarietà deve diventare concreta, quindi tutti alla manifestazione contro la SIKO della NATO!

Scendi in piazza con noi contro la guerra e il capitalismo!
Sostieni la protesta (e il blocco) internazionale!

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