[Oggi sulla Homepage di www.labournet.de é apparsa la lettera di solidarietà per i colleghi della Ford di Genk (cittá di circa 65.000 abitanti a 20 km da Maastricht), colpiti da avviso di garanzia per aver protestato nel Novembre 2012 contro la chiusura dello stabilimento prevista per il 2014.
Ci sembra utile ricordare che la solidarietà deve andare di pari passo con la lotta su un piano internazionale per contrastare gli effetti del potere capitalista (attacco al lavoro, sfruttamento, abbassamento dell´agibilità politico-sindacale, ecc.). Nella tendenza sempre più marcata dell´aumento della precarietà e della diminuzione dei diritti dei lavoratori, quale il diritto ad un lavoro dignitoso o il diritto a scioperare quando questo ti viene tolto, la solidarietà diventa un´arma, una voce. Di seguito riportiamo la traduzione di un articolo pubblicato su Labournet, che fa capire quanto é profondo l´attacco perpetrato in diversi modi contro i lavoratori]
http://solikreis07nov.wordpress.com/2013/10/10/solidaritat-mit-den-ford-kolleginnen/
“Abbiamo voluto mettere in guardia i nostri colleghi a Colonia. Ogni giorno può accadere che vengano approvati tagli di posti di lavoro e chiusure di stabilimenti.”
(Citazione di un operaio di Genk dell´8. Novembre 2012)
Il 7. novembre hanno scioperato 250 persone tra operai e sindacalisti di Genk davanti la centrale europea della Ford con sede a Colonia, protestando contra la prevista chiusura dello stabilimento nel 2014. Ora la procura di Colonia ha fatto inviare degli avvisi di garanzia a 15 operai della Ford di Genk e ad un collega di colonia a loro solidale. L´accusa é quella di aver agito da “caporioni” in modo violento durante la protesta. La punizione prevista, in caso di condanna, va da sei mesi a dieci anni.
Cosa sono andati i fatti?
Due settimane prima dello sciopero e precisamente il 24 ottobre, si decide che lo stabilimento automobilistico della Ford con 4.300 dipendenti deve chiudere entro la fine del 2014. Se si sommano anche tutti i posti di lavoro legati all´indotto si arriva a circa 10.000 dipendenti. Quindi, la chiusura dell’impianto significa un´immensa perdita per un’intera regione del Belgio.
Quando un dipendente della Ford di Colonia scopre della chiusura dello stabilimento in Belgio e dell´inizio delle proteste si rivolge subito al suo consiglio di fabbrica, con la proposta di sostenere i colleghi nella loro lotta. La risposta lapidaria dei funzionari di IG-Metall é: “Purtroppo non abbiamo alcun contatto in Belgio. Il coordinamento di una azione di solidarietà non è quindi possibile.”
Poi però alcuni colleghi di Colonia decidono di organizzare un´azione di solidarietà e vanno a far visita agli operai di Genk. Lì, dopo un´accoglienza a braccia aperte, nasce l´idea della protesta durante la riunione del consiglio di fabbrica europeo nel quartier generale di Colonia. La richiesta degli operai belgi é chiara: distribuire la produzione della Ford a tutte le sedi europee invece di chiudere lo stabilimento di Genk. Il 7 Novembre si mettono in marcia circa 250 operai di Genk su 5 autobus: direzione Colonia. Entrano nella fabbrica, si dirigono verso l´area A e chiedono un immediato colloquio con Hinkelmann, il presidente del consiglio generale di fabbrica. Invece di ricevere gli operai, Hinkelmann cerca di “placare gli animi”, invitando a spostare la protesta alla domenica successiva. La proposta viene rifiutata con urla e fischi dagli operai indignati.
La furia della polizia
Quando gli operai di Genk lasciano lo stabilimento di Colonia dopo una breve occupazione, vengono attaccati e circondati da una massiccia presenza di polizia (si parla di diverse centinaia di poliziotti). Vengono impiegati un elicottero e 120 pattuglie per far spegnere la protesta. La polizia giustifica ciascun controllo (fisico e degli effetti personali) come necessario ai fini di una successiva azione penale. Molti operai si sono sentiti come i loro colleghi del periodo dell´occupazione del Belgio durante la seconda guerra mondiale. Allora, durante un discorso nel corso di una protesta simile a quella del 2012, gli operai furono presentati come dei veri criminali. Al responsabile della Ford Bernhard Matthes (da Colonia), a Phelipe Verbeek (da Genk) e a Stephen Odell (responsabile per l’Europa) gli operai risposero: “non noi, ma voi dovete essere incriminati!”.
Parallelismi con lo sciopero della Ford del 1973
Parallelamente agli attacchi da parte della polizia é stato impedito l´accesso alla fabbrica agli operai di Colonia che hanno mostrato solidarietà con gli scioperanti belgi. Non é stata una azione del tutto nuova quella relativa alla chiusura dello stabilimento e all´impiego immediato delle forze di polizia, oltre che al coinvolgimento degli amministratori e delle forze sindacali per sedare la protesta: tutto questo accade infatti proprio al 40° anniversario dello sciopero degli operai della Ford del 1973.
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Morire da soli o combattere insieme?
L’industria automobilistica è fortemente monopolizzata oggi e la concorrenza tra i produttori di auto si è intensificata immensamente. Mentre la Volkswagen sembra uscire più forte dalla crisi economica globale, spostando anche capitali immensi in Asia e perseguendo con forza il piano di diventare leader mondiale del settore, aziende come la Opel/General Motors e Ford hanno cercato di risanare le loro finanze in Europa a scapito dei dipendenti. In un momento in cui la produzione industriale è organizzata in catene di produzione a livello mondiale, questo funziona per le imprese capitaliste solo queste ultime sanno come mantenere “sotto controllo” i loro operai.
Per perseguire questo scopo, vengono utilizzati diversi metodi, mettendo ad esempio gli operai gli uni contro gli altri. Oppure si accentua la divisione tra coloro che sono assunti direttamente e coloro che sono impiegati con contratto interinale; é passato più volte il messaggio secondo il quale le aziende di somministrazione del personale sarebbe quelle che hanno saputo offrire “un buon servizio” alle imprese tedesche durante la crisi.
Un altro mezzo é lo sciovinismo-della-sede, accentuato da forze sindacali come quella di IG-Metall: nel caso della Opel é accaduto infatti che il presidente del consiglio di fabbrica di Bochum ha parlato contro gli interessi degli operai di Antwerp dichiarando al quotidiano WAZ il 07. aprile del 2010: “la fabbrica belga non dovrebbe essere salvata a costo di quella di Bochum”.
La produzione dei modelli Ford Mondeo, S-Max e Galaxy dovrebbe essere spostata a Valencia dopo la chiusura di Genk, in seguito la produzione verrebbe delocalizzata a Saarlouis (in Germania).
Per il padronato tedesco vale la regola “pericolo scampato”. L´esempio della Opel ha mostrato che anche se si ottengono delle concessioni in forma di alcuni contratti di lavoro per un pó di tempo, finisce tutto con la distruzione del movimento di lotta e con la disoccupazione se gli operai non adottano una linea dura nella loro protesta.
Come operai possiamo riflettere su un punto, se cioè vogliamo cedere a questa logica disfattista e distruttiva oppure se vogliamo costruire qualcosa insieme e condurre una lotta autonoma, che travalica i confini della fabbrica e perfino i confini nazionali, senza farsi bloccare da “istanze” preordinate. L´azione degli operai di Genk ha mostrato quello che possiamo fare anche noi. Non siamo soli!
La solidarietà é necessaria
Molti operai che lottano contro la cancellazione del proprio posto di lavoro subiscono procedimenti penali nei loro confronti. Si pensi al caso Nokia di Bochum, la Schlecker, la TSTG di Duisburg, la Opel di Bochum, la Siemens, la Outokumpu e molti altri. La criminalizzazione dell´azione portata avanti dagli operai di Genk e dai loro sostenitori é un attacco a tutti coloro che lottano per un salario dignitoso.
Oltre ai procedimenti penali la Ford potrebbe adottare altre misure, tra cui il licenziamento.
Per questo é necessaria la solidarietà verso gli operai che hanno manifestato il 7. novembre: il vero crimine é chiudere le aziende e le fabbriche, mettere migliaia di persone in mezzo a una strada e privarle di un´esistenza dignitosa. La lotta contro la cancellazione dei posti di lavoro é giusta e non ci lasciamo intimidire da atti giudiziari.
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La lotta contro i licenziamenti di massa é legittima!
Per una solidarietà di classe internazionale!