“Se la fabbrica deve bruciare, brucerà!” Operai Michelin in rivolta contro i licenziamenti

Michelin: rabbia e rivolta a Joué-les-Tours, dove sono stati annunciati 700 licenziamenti su un totale di 930 assunti. All’annuncio, seguito ad anticipazioni dei media, la fabbrica è stata immediatamente bloccata dai lavoratori. La fabbrica, ovviamente, non è “in crisi” sul piano dei profitti in valore assoluto: i dividendi per gli azionisti nel 2012 si sono triplicati. Ciò che i padroni perseguono è il mantenimento del saggio di profitto, cioè del rapporto tra profitti e capitale investito: per questo delocalizzano, spostando la produzione in paesi col costo del lavoro più basso, e mirano a lasciare in Francia un solo stabilimento. L’efficienza produttiva, i tassi di rendimento, sono frottole: la fabbrica che chiuderà è efficientissima…

Lunedì 10 Giugno, ore 16 e 50

“Se la fabbrica deve bruciare, brucerà”, ha detto lunedì un delegato della CGT all’annuncio della soppressione di 700 posti di lavoro alla fabbrica Michelin di Joué-lés-Tours, divisa tra rivolta, rabbia e inquietudine.

Verso le 16, decine di operai occupavano ancora i dintorni del sito, totalmente fermo dopo che il turno del mattino, che doveva prendere servizio alle 4 e 30, ha deciso di incrociare le braccia.

Nessun camion entrava lunedì pomeriggio alle due entrate dedicate all’approvvigionamento del sito: così ha constatato un corrispondente dell’AFP.

Qualche ora prima, centinaria di lavoratori, alcuni sostenuti dai familiari, si erano radunati nel cortile della fabbrica per diffondere la notizia. L’annuncio di Michelin doveva essere diffuso mercoledi, ma dopo alcune fughe di notizie a mezzo stampa, alla fine l’ufficializzazione della direzione è caduta come un masso in tarda mattinata.

“Questa mattina è stato necessario calmare gli animi. Alcuni erano pronti a dare fuoco agli pneumatici. Se la fabbrica dovrà bruciare, brucerà”, ha dichiarato Claude Guillon, delegato CGT, qualche minuto dopo la conferma da parte della direzione della cessazione nel 2015 della produzione di pneumatici per camion a Joué-lés-Tours.

“Nel 2015 sarà finita per noi. Invece loro hanno ingannato le persone facendo loro credere che, se avessero lavorato bene, avrebbero mantenuto l’attività”, ha rincarato il delegato SUD, Olivier Coutant.

 

Arrivati poco dopo le 13, gli operai del turno pomeridiano non sono entrati e sono rimasti con i loro colleghi della mattina

Situazione preoccupante

Dal canto suo, il sindaco di Joué-les-Tours, Philippe Le Breton ha indicato durante una conferenza stampa che sperava che Michelin “fornisse delle spiegazioni comparate sulla scelta di Roche-sur-Yon al posto di Joué-les-Tours”.

Verso le 13 e 30 il direttore della fabbrica, Jean-Denis Houard, è sucito per andare a incontrare gli operai. Ma, vedendo la presenza dei giornalisti, ha dichiarato: “Io non mi esprimo in questo clima negativo”. Egli è poi ritornato indietro tra i fischi degli operai.

“Dopo la rassegnazione viene la rivolta. Non andremo fuori dalla fabbrica, resteremo dentro. C’è del denaro nella fabbrica. Se Michelin non è capace di negoziare correttamente, perder più di quanto perderanno gli operai”, ha proseguito M. Guillon.

“Noi siamo determinati”, ha detto il sindacalista. A Joué-les-Tours” abbiamo uno strumento di pressione, il settore che fa la calandratura e che fornisce dal 25 al 30% delle fabbriche in Europa. Bloccando questo settore per una settimana, fermeremo dal 20 al 25% delle fabbriche in Europa, ha minacciato. La calandratura è la fabbricazione delle parti tessili e metalliche degli pneumatici.

 

“Appena dieci giorni fa, il nostro caro direttore ci ha inviato un documento dell’azienda di congratulazioni per i nostri tassi di rendimento. Dieci giorni dopo ci annuncia che ci mette alla porta. Faremo un casino”, ha esclamato M. Coutant.

Da parte degli operai c’è sconcerto e incomprensione. “Il gruppo fa profitti, l’anno scorso ha guadagnato 2 miliardi e 100 milioni di euro in tutto il mondo. Chiude in Francia ma investe all’estero, in India o in Cina. E’ inammissibile. Dove troveremo lavoro, in questa situazione?”, diche Norbert Ressault, 55 anni di cui 37 anni e mezzo di anzianità.

“La mia compagna ha perso il lavoro, la sua fabbrica è fallita. Che faremo?”

(fonte: http://www.journaldunet.com/economie/actualite/depeche/afp/24/1107787/michelin–revolte-et-colere-a-joue-les-tours–ou-700-postes-sont-supprimes.shtml)

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