Verso il 14 Novembre. La posizione dei sindacati europei (3)

Il prossimo sciopero generale europeo indetto dalla Confederazione Europea dei Sindacati per il 14 Novembre ha, secondo noi, una particolare importanza. E’ interessante dunque capire come si collocano i movimenti anticapitalisti e i sindacati conflittuali rispetto a questa data: di seguito la traduzione di un comunicato del sindacato catalano Intersindical-CSC.

La Intersindical-CSC convoca lo sciopero generale: queste sono le motivazioni principali.

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Verso il 14 Novembre. La posizione dei sindacati europei (2)

Il prossimo sciopero generale europeo indetto dalla Confederazione Europea dei Sindacati per il 14 Novembre ha, secondo noi, una particolare importanza. E’ interessante dunque capire come si collocano i movimenti anticapitalisti e i sindacati conflittuali rispetto a questa data: di seguito la traduzione di un comunicato del sindacato basco LAB.

LAB non si unisce allo sciopero convocato da CCOO e UGT per chiedere un referendum nello stato spagnolo sulle politche che il PP ha portato avanti da quando è al governo.

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Verso il 14 Novembre. La posizione dei sindacati europei (1)

Il prossimo sciopero generale europeo indetto dalla Confederazione Europea dei Sindacati per il 14 Novembre ha, secondo noi, una particolare importanza. E’ interessante dunque capire come si collocano i movimenti anticapitalisti e i sindacati conflittuali rispetto a questa data: per questo motivo traduciamo alcuni comunicati di sindacati europei, partendo da uno della Federazione regionale Villaverde Sud del CNT dello stato spagnolo

La Federazione Regionale Villaverde Sud della CNT convoca lo sciopero generale del 14 novembre contro la riforma del lavoro, i tagli e saccheggi contro la classe operaia.

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Rassegna stampa e riflessioni sul “No Monti Day”

Comitato Promotore

USB

Rete dei Comunisti (Sergio Cararo)

Degage_Roma

Piattaforma Comunista

Contro la crisi – Francesco Piobicchi

Repubblica

 

 

 

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La disoccupazione in Germania a Ottobre cresce il doppio delle previsioni

La disoccupazione in Germania è cresciuta il doppio delle previsioni economiche, dal momento che la crisi del debito sovrano ha rallentato la crescita economica e spinto le compagnie a tagliare gli investimenti

 

Il numero di persone senza lavoro è arrivato a 2,97 milioni, con un incremento di 20.000 unità da Settembre, a tasso destagionalizzato: così ha detto oggi – 30/10/2012 – l’Agenzia del Lavoro di Norinberga, Gli economisti prevedevano una crescita di 10.000 unità. Il tasso di disoccupazione corretto è aumentato per la prima volta da oltre tre anni, salendo dal 6,8 per cento di Agosto (tasso più bassi degli ultimi 20 anni) al 6,9 di Settembre, confermato per Ottobre.

 

 

L’economia tedesca potrebbe contrarsi nel quarto trimestre per il fatto che il rallentamento della crescita globale e la crisi del debito in Europa riducono la domanda per il suo export: questo è quanto dichiarato dalla Bundesbank la scorsa settimana. La fiducia delle imprese è scesa al punto più basso da due anni e mezzo. Allo stesso tempo, il mercato del lavoro relativamente robusto ha aumentato la fiduca dei consumatori, e i mercati finanziari hanno galoppato da quando la BCE si è impegnata a fare tutto ciò che è necessario per salvare l’Euro

 

“Le imprese tedesche si sentono un po’ meno insicure in seguito all’intervento della BCE per salvare l’Euro”, ha detto David Milleker, capo economista alla Union Investment GmbH di Francoforte. “ma la crisi non è stata risolta ancora e questo è il motivo per cui la disoccupazione potrebbe continuare a crescere nei mesi a venire.”

 

 

Su base non destagionalizzata, il numero dei senza lavoro scende a 2,75 milioni in Ottobre, dai 2,79 milioni di Settembre, secondo l’Agenzia del Lavoro.

 

“Un’economia più debole sta lasciando il segno sul mercato del lavoro”, ha dichiarato Frank-Juergen Weise, capo dell’Agenzia. “Ma tuttavia il mercato del lavoro è ancora robusto e in buona forma,

 

La crescita della Germania è rallentata a uno 0,3% nel secondo trimestre rispetto allo 0,5% del primo. Mentre l’economia più grande d’Europa probabilmente è cresciuta nel terzo trimestre, ci sono crescenti segni di possibile stagnazione o di in leggero decremento nel PIL nell’ultimo quarto dell’anno.

 

 

La Lufthansa, seconda compagnia aerea più grande d’Europa, vuole risparmiare 1,5 miliardi di euro tagliando 3500 ruoli amministrativi e circa 1000 posti nella ristorazione nei prossimi due anni

 

La Daimler, fabbrica d’auto con base a Stoccarda, il 25 Ottobre scorso ha mancato l’obiettivo di guadagno per il suo brand Mercedes-Benz per la seconda volta. Daimler sta cercando di risparmiare 2 milioni di euro con un taglio dei costi alla Mercedes.

 

La BCE e il FMI hanno entrambi ridimensionato le loro previsioni per l’economia dell’Eurozona dal momento che i governi stanno riducendo la spesa per risanare il bilancio. Almeno 5 delle 17 nazioni che usano la moneta unica sono già in recessione.

 

La Germania vende circa il 40 per cento delle sue esportazioni nell’Eurozona e il 60 per cento nell’Unione Europea intera.

 

Ancora, fino all’ultimo mese, il tasso di disoccupazione in Germania era al suo livello più basso dalla riunificazione. Secondo la società di ricerche di mercato GfK la fiducia dei consumatori crescerà al livello più alto degli ultimi 5 anni a Novembre.

 

L’economia tedesca crescerà dello 0,9% quest’anno, secondo il FMI, che contemporaneamente prevede una contrazione dello 0,4 per cento per l’area euro.

 

Alcune società tedesche stanno compensando l’indebolita domanda in Europa con le vendite a mercati dalla crescita più rapida.

 

La Linde, fabbrica di gas industriali che sta per acquisire la Air Liquide per diventare la più grande del mondo, ieri ha riferito utili per il terzo trimestre, battendo le stime degli analisti dopo che il suo acquisto della Licanre Holdings Inc. ha aumentato le vendite negli Stati Uniti.

 

La Volkswagen il 15 Ottobre ha dichiarato che sta ampliando la sua gamma con l’obiettivo di diventare la più grande costruttrice d’auto nel mondo entro il 2018. La crescita in Cina e negli Stati Uniti ha aiutato la compagnia ad aumentare le consegne del 9,7 %, per un totale di 6,71 milioni di veicoli venduti nei primi nove mesi del 2012.

 

Il piando del presidente della BCE Mario Draghi di comprare i titoli di stato per contenere la crisi del debito ha aumentato la fiducia degli investitori. L’indice azionario tedesco DAX è cresciuto di oltre il 12% dallo scorso 25 Luglio.

 

Anche se l’annuncio della BCE della sua intenzione di acquistare titoli governativi ha aumentato la fiducia, c’è ragione di preoccupazione”, ha dichiarato Christian Lips, economista al NordLB di Hannover. “La previsione di crescita in Germania non è alta e la disoccupazione continuerà a salire.”

 

Stefan Riecher, Bloomberg – traduzione a cura del collettivo redazionale de La cuoca di Lenin

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Oltre le pettorine, una riflessione “a tiepido” sul 27 Ottobre

Riteniamo opportuno, come collettivo redazionale, fare delle brevi considerazioni sulla giornata del 27 ottobre (No Monti day). A scanso di equivoci ci teniamo da subito a chiarire che noi c’eravamo, ritenendo, sin dalle sue prime fasi di costruzione, il No Monti Day come un potenziale trampolino di lancio dell’opposizione sociale in Italia. Ebbene, al di là di ogni più rosea previsione (politica e meteorologica), siamo stati spettatori di un momento importante: decine e decine di migliaia di persone (solo per la Questura 20.000, per gli organizzatori 150.000) hanno letteralmente invaso la capitale, un fiume di gente ha manifestato la propria insofferenza alle politiche di austerità e alla macelleria sociale di un governo espressione oggi più pura della borghesia imperialista europea.
Il primo aspetto che ci preme sottolineare (ci perdonino gli amici e i nemici delle pettorine) è quello della composizione del corteo: un corteo composto per la maggior parte da lavoratori, molto più caratterizzato politicamente rispetto ad altri momenti di mobilitazione di massa, 15 Ottobre compreso. Di questo va dato merito sicuramente agli organizzatori, in particolare al sindacato di base oggi più rappresentativo, l’USB- ma anche agli altri sindacati nonché ai numerosissimi lavoratori autoconvocati e autorganizzati. Riteniamo quest’aspetto fondamentale poichè sappiamo quanto oggi sia difficile che i lavoratori si mobilitino considerato l’atteggiamento di generale sfiducia sì verso le istituzioni, ma, nostro malgrado, soprattutto verso la lotta.
Altra considerazione (e ci perdonino ancora i pettorino-centrici) è quella sui contenuti: la mobilitazione è stata inequivocabilmente anticapitalista nelle analisi sviluppate e nelle parole d’ordineI lavoratori, i collettivi, le realtà organizzate cominciano a rendersi conto, chi più chi meno, che causa della crisi non è la speculazione finanziaria o fantomatici commissariamenti della Germania o peggio ancora della cattiveria di Monti & Co, ma è il capitalismo stesso a essere causa di questa barbarie. Persino i firmatari del comitato promotore hanno più o meno “aggiustato la rotta” rispetto a qualche mese fa, quando l’Italia era considerata una nazione colonizzata dalla “culona” Merkel.
Ciò che saltava all’occhio, ma ai militanti e non certo ai pompieri (in senso letterale e non metaforico) in prima fila o ai lavoratori dell’Irisbus, è stata la quasi totale assenza delle realtà espressione dell’autorganizzazione, molte delle quali hanno, infatti, scelto di non esserci. Immaginiamo, in mancanza di comunicati e interventi da parte di queste realtà, che molto abbia inciso il passaggio dell’appello che faceva riferimento a “…una manifestazione chiara e rigorosa nelle sue scelte, che porti in piazza a mani nude e a volto scoperto tutta l’opposizione sociale a Monti e a chi lo sostiene…”, insieme ad un risibile servizio d’ordine di autotutela dall’interno. è evidente che c’è stato un’inutile e per niente condivisibile allarmismo da parte degli organizzatori, del tutto speculare a quello messo in atto dai mass media. Allarmismo che non abbiamo condiviso dal momento che riteniamo che sia una delle forme che va a riaccendere la solita distinzione tra “buoni” e “cattivi”, quella distinzione che legittimò alcune realtà politiche, il 15 Ottobre scorso, a reclamare l’intervento della Polizia contro spezzoni di corteo e a chiamare “sfasciacarrozze” centinaia di compagne e compagni che scelsero di manifestare in modo meno “pacifico”. Le perplessità a tal proposito le condividiamo tutte, meno, anzi per niente, la conseguente scelta di non partecipare alla manifestazione: ci sembra infatti che prevalga, in una scelta del genere, una valutazione della radicalità del gesto come fatto in sé, slegato dalle effettive possibilità di crescere in radicalità politica.Il punto non sta in quante vetrine infrante, quanti blindati dati alle fiamme, quanti sassi tirati: il punto sta nel capire che cosa porta ad un avanzamento reale del conflitto, e che cosa no. Mancare ad un appuntamento del genere certo non aiuta la ricomposizione delle lotte, esattamente come non aiuta agitare il babau degli scontri e distribuire 300 pettorine a non si sa bene chi, per non si sa bene cosa.

Come in molti hanno già detto e scritto la giornata del 27 rappresenta anche uno spartiacque. Da qui tanto può ripartire il conflitto tanto può venire fuori qualche listone elettorale: anzi, riteniamo che un listone – quello “arancione” del sindaco di Napoli – sia già pronto e abbia già “attraversato” la manifestazione Ci sembra però che questo sia nella naturalità delle cose: sta però alla capacità (e alla volontà) dei compagni il compito di non lasciare che tutto lo sforzo prodotto dalla nascita del movimento No Debito ad oggi confluisca e sfumi in una inutile competizione elettorale, procedendo nella creazione di un vero movimento d’opposizione sociale capace di fronteggiare l’offensiva padronale. Ma non basta! Occorre fare un passo avanti e assumere – a fatti e non a parole – il piano europeo come terreno comune di lotta poiché questo è il campo di battaglia che la borghesia ha scelto per condurre l’offensiva contro il proletariato. Il 14 Novembre la Confederazione Europea dei Sindacati, che riunisce tutte le sigle sindacali concertative e antiproletarie d’Europa, ha indetto una giornata di mobilitazione europea su parole d’ordine ultrariformiste: ci saranno scioperi generali in Portogallo e Spagna (24 ore), Grecia e Cipro, Italia (4 ore). Mobilitazioni – principalmente studentesche o “di movimento”, sono attese in tutta Europa, particolarmente in Francia – dove nasce il sito EuropeanStrike – e dove le principali sigle sindacali, dalla CGT a Solidaires, hanno sottoscritto un appello alla mobilitazione.

Che posizione stanno prendendo i sindacati anticoncertativi, di conflitto, in Europa? Di Solidaires abbiamo già detto; il LAB Basco attendeva la conferma della data per esprimere una valutazione; l’Intersindical CSC Catalano, aderente alla World Federation of Trade Unions, promuove lo sciopero; i COBAS in Italia hanno da subito “coperto” la data del 14 portando a 8 le ore di sciopero e invitando i sindacati promotori dello sciopero della scuola del 24 (FLC CGIL, CISL, UIL, SNALS, GILDA) ad anticipare la data; l’USB, invece, con un comunicato, annuncia che non parteciperà, salvo una generica indicazione a sostegno di eventuali mobilitazioni più radicali. Siamo convinti che la data vada promossa e sostenuta in ogni modo. La convocazione è ultraconcertativa, ma ciò dovrebbe spingere ancora di più a trasformare, in Italia, uno sciopero farsa in un vero sciopero generale. Auspichiamo, quindi, che tutte le realtà che hanno promosso la riuscitissima manifestazione del 27 si facciano carico di far uscire il 14 dall’alveo delle compatibilità con la borghesia e di segnare un altro passo in avanti nella ricostruzione dell’opposizione sociale e politica nel nostro paese.E pertanto tutti i tentativi di connettere le lotte in tal senso vanno salutati con favore e sostenuti. Il 14 novembre, giornata di sciopero generale in Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro e Italia, potrebbe essere un secondo passo importante. Perché non provarci?

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