traduciamo, di seguito e nel prossimo post, un’inchiesta di Ivan Du Roy pubblicata sul magazine on-line Basta! sugli attacchi che i medici del lavoro nell’esercizio delle loro funzioni subiscono da parte degli imprenditori. Accade in Francia]
Sofferenze sul lavoro: sempre più medici censurati su richiesta degli imprenditori
di IVAN DU ROY 22 Gennaio 2014
Medici del lavoro e medici generici sono accusati dalle imprese di violare la deontologia medica. Queste ultime fanno pressione presentando esposti all’Ordine dei medici. Obiettivo: fare modificare dei certificati medici cancellando ogni legame tra lo stato di salute del paziente e il suo lavoro. In alternativa, puntano ad ottenere che i recalcitranti siano richiamati formalmente. Dominique Huez, medico del lavoro alla centrale nucleare di Chinon (nella regione della Loira, n.d.T.), è stato condannato dall’Ordine in seguito ad esposto di un imprenditore. Presentiamo un’inchiesta su pratiche che rischiano di avere gravi conseguenze sociali e ambientali.
I medici del lavoro dovrebbero autocensurarsi? SEcondo l’Ordine dei medici e la sua camera disciplinare della regione Centro, la risposta è sì. L’Ordine ha condannato alla pena di un richiamo formale il dottor Dominique Huez, medico del lavoro di EDF (Electricité de France) sul sito della centrale nucleare di Chinon. La sua colpa? Aver accettato d’urgenza nel dicembre del 2011 di ricevere un operaio, in stato di stress avanzato, che lavorava per un subappaltante di EDF, Orys. Questa filiale del gruppo Ortec fornisce dei servizi all’industria petrolifera e nucleare. Il medico diagnostica al suo paziente una “patologia di tipo ansioso-depressivo” “conseguenza di una serie di sindromi post-traumatiche”, “in rapporto a un vissuto di maltrattamenti sul lavoro”. Il dipendente ha fatto valere qualche mese prima il suo diritto (previsto dalla legislazione sul lavoro francese, n.d.T.) di rifiutare di recarsi su un cantiere dove avrebbe potuto essere esposto a fibre di amianto. La sua depressione è già riconosciuta come malattia professionale. Il medico redige dunque un certificato nel quale menziona i fatti descritti dal paziente e conferma che “l’accanimento con pratiche di maltrattamento all’interno dell’impresa non può che aggravare in modo deleterio” la sua patologia.
L’operaio se ne va e Dominique Huez non avrà più sue notizie per due anni: “Non so neanche se successivamente ha visto il suo medico generico o il suo medico del lavoro“. Deve attendere la primavera del 2013, quando il medico viene a sapere che è stato oggetto di un esposto da parte di Orys presso l’Ordine dei medici. La società lo accusa di avere “manifestatamente violato il codice deontologico” redigendo un “certificato compiacente“. La società è stata convocata davanti ad un arbitrato da parte del dipendente, che produce in quella sede il certificato redatto dal medico. Dunque, secondo la direzione dell’impresa, Dominique Huez usa “delle parole estremamente severe, stigmatizza l’impresa” e “si permette di dare giudizi assolutamente personali“. Benchè medico del lavoro da 30 anni e specialista in psicopatologia del lavoro, egli non avrebbe dovuto, secondo l’impresa, stabilire dei legami tra lo stato di salute degradato dell’operaio e la sua attività professionale, ancor meno evocare il vissuto e la sofferenza del lavoratore rispetto all’organizzazione del lavoro, anche se il suo stato depressivo ne è la conseguenza. Peggio: l’Ordine dei medici si associa all’esposto, rimproverandogli di avere mediatizzato la questione…
Un’offensiva concertata del padronato?
Questo tipo di lamentele si moltiplica. Molti altri medici – del lavoro, generici o psichiatri, sono oggetto di procedure simili davanti all’Ordine dei medici, ogni volta che le loro diagnosi sono successivamente prodotte dai lavoratori in sede arbitrale o nei processi per il riconoscimento delle malattie professionali. Tutti avrebbero, secondo i padroni, redatto dei certificati “compiacenti“, “non conformi”, o che non rispettano il codice deontologico. L’obiettivo è obbligare i medici a cambiare i loro certificati affinchè i padroni possano produrre nuove carte, meno problematiche, vale a dire senza alcun legame esplicitato tra salute e lavoro.
Presentare esposti all’Ordine dei medici permette loro di fare così discretamente pressione sulla professione. “Il progetto dei padroni è di subordinare ai loro interessi le dichiarazioni di un medico che determinano il legame tra salute e lavoro”, analizza Dominique Huez. Ma François-Xavier Ley, presidente dell’Ordine dei medici d’Alsazia, contesta questa affermazione: negli ultimi tre anni a lui risultano “13 esposti contro medici del lavoro” di cui “tre d’imprenditori”. “Non si può, dunque, parlare di deriva, nè di offensiva organizzata da parte degli imprenditori”, spiega nella rivista Santé & Travail dell’ottobre scorso. Problema: solo gli esposti che arrivano al consiglio disciplinare sono recensiti, e non gli esposti, molto più numerosi, che si regolano in “conciliazione” tra il medico e l’imprenditore, davanti all’Ordine dei medici.
I pazienti esclusi dalle procedure di conciliazione
Questa conciliazione, il professor Dominique Choudat, del servizio patologie professionali dell’ospedale Cochin a Parigi, l’ha accettata, in seguito all’esposto di un’impresa. Il medico diagnostica a un paziente un cancro ai bronchi, un mesotelioma, e riempie un dossier in vista di un riconoscimento come malattia professionale, essendo questo tipo di patologia probabilmente legata all’esposizione all’amianto. “Io posso certificare che un paziente è affetto da cancro ai bronchi ma non posso certificare che ha lavorato su siti esposti all’amianto”, ci spiega Dominique Choudat. Tocca successivamente alla sua segreteria accompagnare il paziente per ricostruire la sua carriera professionale e riempire il dossier che dovrà depositare al Fondo d’indennizzazione delle vittime dell’amianto (FIVA). L’imprenditore non esita a presentare esposto all’Ordine dei medici, contestando il certificato medico che constata il cancro: il caso va in conciliazione a dicembre, e l’impresa e il suo direttore sono costretti a scusarsi col medico, il quale aveva seguito la procedura corretta. La pressione, però, resta.
Queste scuse restano ciononostante una eccezione. Più spesso, i medici accettano non solamente la conciliazione, ma, per timore di vedersi giudicati dall’Ordine, si sottomettono all’ingiunzione dell’imprenditore per far ritirare l’esposto. Ciò pone dei gravi problemi di deontologia. Queste procedure di conciliazione sono state inizialmente pensate per regolare dei conflitti tra un medico e il suo paziente. Ma dal momento in cui c’è un imprenditore che presenta un esposto, la conciliazione si tiene in assenza del paziente, che resta però il primo interessato da un certificato medico a suo nome! La concilizione infragilisce il rispetto del segreto professionale perchè indaga su un dossier clinico davanti a un terzo, e mette i membri dell’Ordine dei medici in una situazione di trasgressione della deontologia, dal momento che essi spingono il medico del lavoro chiamato in causa a modificare o annullare il certificato contestato, senza aver prima avuto uno scambio diretto col paziente, stima Alain Carré dell’associazione Santé et médecine di travail (SMT). Alain Carré giudica questa procedura totalmente inadatta contro imprenditori che difendono esclusivamente il proprio interesse.
(continua qui…)