Quasi 20.000 persone a Lisbona, altre migliaia a Porto, centinaia di lavoratori, studenti, disoccupati in piazza nelle principali cittá del paese: la manifestazione convocata dal coordinamento “Que se lixe a Troika” é stata indubbiamente un successo.
A una sola settimana di distanza dalle manifestazioni convocate dalla CGTP, il popolo portoghese é di nuovo in piazza contro il governo di Passos Coelho, contro le politiche affamatorie che i lavoratori portoghesi stanno subendo per le politiche di tagli imposte dal FMI.
Complice nel riempire le piazze, oltre al sole che é tornato a farsi vedere sull’Atlantico, l’approvazione del Orçamento do Estado 2014 (la nostra legge Finanziaria), che conferma le peggiori previsioni delle organizzazioni sindacali e politiche d’opposizione: tagli salariali di circa il 10% per la quasi totalitá del pubblico impiego, un taglio complessivo nella spesa per il personale pubblico di 969 milioni di euro (di cui circa la metá derivante da tagli alla scuola), allungamento del’etá pensionabile a 66 anni a partire dall’anno prossimo, conferma dell’IVA al 23%, aumento delle tasse su bevande, sigarette, mercato energetico, 300, 4 milioni di euro di tagli alla sanitá…tutto questo a fronte di un debito pubblico in crescita rispetto alle cifre ante intervento del FMI (131,4% a fronte del 97%). Insomma, come osserva il coordinamento che ha organizzato la manifestazione, “l’intervento della Troika e l’azione del governo non hanno nulla a che vedere con debito e deficit, e sono invece orientate alla distruzione del Welfare, dei salari, delle pensioni, del sistema di sostegno alla popolazione e, in ultima analisi, della democrazia”
Sanzionato, lungo il percorso del corteo, anche un McDonald: non si è trattato di nostalgia no-global, ma di un’azione legata all’annuncio della catena di fast-food di 50 licenziamenti – formalmente “dimissioni volontarie” – tra donne incinta, giovani mamme e dipendenti che hanno avuto infortuni invalidanti sul lavoro.
Nessun incidente davanti al Parlamento – nel passato i manifestanti violarono il divieto di occupare la scalinata del palazzo e ci furono scontri e arresti – ma un palco, quello degli organizzatori, sul quale si sono susseguiti per oltre un’ora gli interventi di tutti i soggetti che pagano la crisi, compresi i lavoratori della televisione pubblica portoghese in smantellamento e delle poste, sui cui aleggia lo spettro della privatizzazione.
A Porto, invece, il corteo ha deciso all’improvviso di deviare dal percorso concordato: al grido di “le strade sono nostre” ha superato lo sbarramento della Policia e si é diretto verso il Municipio.
Rimarcabile l’assenza dei due pesi massimi della sinistra portoghese, il PCP e la CGTP: se quest’ultimo puó addurre forse a motivazione il recente impegno organizzativo per le manifestazioni del 19 Ottobre (con le annesse polemiche relative alla gestione), dal PCP nulla piú della presenza di una delegazione, formata dai deputati Miguel Tiago e Rita Rato e da Vasco Marques della direzione nazionale dei giovani comunisti.
Con una disoccupazione altissima, un’aumento esponenziale degli affitti dovuto alla fine degli affitti “sociali”, con i tagli sempre piú massicci a scuola, sanitá, trasporti, con un salario minimo tra i piú bassi d’Europa (566 euro) la cura per il Portogallo non puó piú essere quella del FMI, ma una cura a base di scioperi, manifestazioni, proteste crescenti e continue. Il popolo portoghese l’ha capito: spetta, forse, alle dirigenze delle organizzazioni della sinistra di classe trarne le opportune, piú decise e radicali conclusioni.