[proseguiamo con la traduzione dell’inchiesta sugli attacchi alla medicina del lavoro in Francia, la cui prima parte è stata pubblicata qui]
Stress professionale: un’espressione proibita?
EDF ha anche preteso da un medico generico della Loira che trasformasse i suoi attestati sullo stato di salute di una delle sue pazienti. Dopo aver ricevuto in consulto una interinale dell’impresa, il medico di base la indirizza verso il servizio patologia professionale dell’ospedale di Tours, per angoscia, problemi dell’umore, problemi del sonno legati a uno stress professionale maggiore. EDF presenta reclamo ed esige che al posto di stress professionale sia scritto stress reazionale, cancellando così ogni legame tra stato di salute e lavoro. Nonostante ciò, al CHU di Tours, il medico del lavoro, Bernadette Berneron, che riceve l’interinale nel febbraio del 2013, conferma la depressione professionale, dopo aver proceduto a una analisi clinica della situazione della dipendente. EDF la denuncia ugualmente. Alla fine il certificato medico iniziale è stato cambiato su richiesta dell’imprenditore. E’ per denunciare queste pratiche che Dominique Huez ha rifiutato di andare in procedura di conciliazione.
Medico del lavoro alla RATP (Rete del Trasporto pubblico parigino) da 13 anni, Nathalie Pennequin è la vittima di un esposto del direttore dell’unità operazionale all’interno della quale lavora. Lui ha ricevuto i certificati di quattro agenti scontenti, sui 300 che seguo per il mio lavoro, e ha presentato un esposto per manchevolezze deontologiche presso l’Ordine dei medici, racconta lei. Un rappresentante dell’imprenditore che presenta un esposto al posto dei dipendenti, non si era mai visto! Il fatto accade mentre la RATP è impegnata in una ristrutturazione: i trasporti urbani – le linee degli autobus – devono aprirsi alla concorrenza nel 2025. Risultato: per migliorare la “produttività” i differenti centri della regione dell’Ile de France sono messi in concorrenza gli uni con gli altri, e valutati in funzione dei loro tassi di assenteismo o di inattitudine, che devono essere i più bassi possibile. Da ciò una forte pressione sui medici del lavoro, presi in trappola tra gli obiettivi della direzione, i dipendenti e l’impatto di certe pratiche sulla loro salute. Nathalie Pennequin pensa di non andare alla procedura di conciliazione alla quale è stata convocata, il 29 Gennaio: Non posso ritrovarmi a conciliare con l’impresa sulla salute dei dipendenti. Se la dottoressa rifiuta, dovrà comparire davanti a un consiglio disciplinare per essere giudicata dai suoi colleghi.
L’impresa assimilata a una famiglia?
Qual è la legittimità dell’Ordine dei medici per trattare tali affari? Per gli avvocati di Dominique Huez, questo generi di esposti è irricevibile. Il codice della salute pubblica non prevede esplicitamente che delle imprese possano intentare una azione disciplinare, al contrario dei pazienti, dei medici o degli organismi di sanità pubblica. Gli avvocati stimano ancora che la missione di un medico del lavoro, per il suo ruolo di prevenzione, miglioramento delle condizioni di lavoro e protezione dei lavoratori, ha il rilievo di una missione di servizio pubblico. Solo un organismo pubblico – ministero, rappresentante dello Stato, procuratore… – è dunque abilitato a perseguirli per una colpa presunta. L’imprenditore, dal canto, suo, ha la piena possibilità di intentare una procedimento di giustizia contro un medico se si considera calunniato, oppure può contestare il riconoscimento di una malattia professionale davanti al tribunale speciale che si occupa della Sicurezza sociale. E’ l’ispezione del lavoro che avrebbe dovuto essere incaricata di conoscere se avevo commesso o no una colpa professionale, dice Dominique Huez.
Nessuno di questi argomenti è stato preso in considerazione dal consiglio disciplinare regionale dell’Ordine dei medici. Questo considera che un’impresa abbia il diritto di presentare esposti per violazione della deontologia medica a partire dal momento in cui è citata in un certificato, e che il medico del lavoro abbia trattato questioni di diritto privato. Dichiarare un legame tra salute e lavoro – ciò che la medicina del lavoro fa da 30 anni – significa dunque immischiarsi negli affari della famiglia e nella vita privata del paziente, cosa vietata dal codice deontologico. L’imprenditore e l’impresa sarebbero dunque considerati come parte della famiglia di un paziente? Un medico del lavoro non può dunque immischiarsi nell’organizzazione del lavoro per quanto concerne ciò che provoca il malessere di un dipendente, col pretesto che ciò attiene alla vita privata?
Atteggiamento ideologico
Per Dominique Huez, l’Ordine dei medici confonde un certificato per “colpi e ferite”, dove il ruolo del medico non è effettivamente quello di interessarsi all’autore delle percosse, e un certificato attestante un legame tra salute e lavoro, che deve verificare “gli obblighi di sicurezza e gli obiettivi dell’imprenditore” concernenti la tutela della salute dei lavoratori. Un obbligo scritto nel codice del lavoro. Altrimenti, come lanciare un’allerta medica presso l’imprenditore o i rappresentanti del personale, se i fatti denunciati dal lavoratore devono essere ignorati durante un consulto? Come portare avanti delle azioni di prevenzione?
L’Ordine dei medici procede per pregiudizi ideologici, ignora la specificità della medicina del lavoro e oltrepassa i compiti che gli sono attribuiti dalla legge, deplora il medico. L’Ordine ha già affrontato di sua iniziativa un problema di salute sui posti di lavoro? Mai. Ha mai perseguito un medico per non dichiarazione di una malattia professionale? Per quanto ne sappia, mai. La storia di questo organismo professionale è in effetti molto marcata ideologicamente. Creato nell’ottobre del 1940 sotto il regime di Vichy, il consiglio nazionale dell’Ordine dei medici non protestò contro l’esclusione dei medici ebrei dalla professione. Nel 1956 richiama formalmente Lagroua Weill-Hallé, medico che fonda “La maternità felice”, antesignana del Planning familiare, e che difende il diritto alla contraccezione. Tenta in seguito di frenare i progressi verso il diritto all’aborto. Ma non istituisce alcuna procedura contro i medici che continuano a negare, nonostante le prove scientifiche, le gravi conseguenze dell’amianto sulla salute nel momento in cui la fibra assassina è proibita, nel 1997.
Che cosa resta del dovere di allerta?
Oggi, è la missione dei 5666 medici del lavoro e dei loro colleghi consultati da un lavoratore che rischia di essere fortemente attaccata e passibile di sanzioni. Lo psichiatra Jean Rodriguez, ad Avignone, è stato denunciato da Zodio, un marchio di decorazioni appartenente al gruppo Adeo (proprietà della famiglia Mulliez), per aver diagnosticato a un dipendente uno stress post-traumatico legato al suo lavoro (leggi qui). Il medico del lavoro Elisabet Delpuech, dell’Ain, è stata condannata in prima istanza dal consiglio disciplinare regionale in seguito all’esposto di una piccola impresa, dopo aver verificato una sindrome ansioso-depressiva in un impiegato. La lista non è esaustiva…
Le conseguenze di queste pressioni non saranno solamente sociali ma anche ecologiche. La salute sui luoghi di lavoro è la sentinella della salute ambientale, ricorda Dominique Huez. I lavoratori sono i primi a essere esposti a prodotti pericolosi, prima dei consumatori. Il dovere d’allerta in materia è dunque essenziale. Si proibisce di fatto alle persone che hanno le competenze per intervenire – i medici del lavoro – di farlo, si arrabbia il medico della centrale di Chinon.Il collettivo di sostegno ai medici del lavoro denunciati, che raggruppa delle associazioni di medici e utenti del servizio sanitario, dei sindacalisti della CGT e di Solidaires, ha indirizzato, il 20 Gennaio scorso, una lettera a Marisol Touraine, ministro degli Affari sociali e della Salute. Che logica politica ci sarà a promulgare, come il governo ha appena fatto a giusto titolo, una legge di protezione verso “les lanceurs d’alerte” (persone o gruppi che ritengono di aver scoperto elementi che possono minacciare l’uomo, la natura o la società e li denunciano in modo disinteressato, n.d.T., fonte: Wikipedia France), lasciando perdurare la possibilità di frenare gli allarmi da parte degli imprenditori in materia di sicurezza sul lavoro?, chiede il collettivo. La ministra socialista risponderà? Nell’attesa, Dominique Huez fa appello al consiglio nazionale dell’Ordine dei medici: Io non indietreggerò. Il mio comportamento professionale è legittimo dal punto di vista deontologico.