[traduciamo un intervista del Junge Welt a Godoy, un lavoratore ed attivista della fabbrica autogestita Zanon, intervista fatta in occasione della sua visita a Berlino, sabato 25, presso la sede del sindacato IG Metall. La Zanon è una fabbrica di ceramiche del sud dell´Argentina che, nonostante la gravissima crisi economica del 2001, ed il suo fallimento ha riaperto grazie alla lotta dei suoi operai che si sono riuniti nella cooperativa FaSinPat (Fabrica Sin Patrones, fabbrica senza padroni]
La fabbrica di ceramica nel sud dell’Argentina è gestita dal 2002 dai lavoratori. L´attivista Raúl Godoy viaggia in Europa per raccontare e visitare i compagni. É uno degli oltre 400 lavoratori della fabbrica Zanon, anche conosciuta con il nome di “Fasinpat” (»Fabrica sin Patrones«, »fabbrica senza padroni«) . Dal 2012 Godoy è anche membro del Parlamento della provincia argentina di Neuquen.
Come é iniziata la storia di Zanon, una fabbrica autogestita?
La nostra prima battaglia è stata quella di recuperare il nostro sindacato, un tempo letteralmente »comprato« dai padroni. Abbiamo dovuto organizzarci in modo quasi cospirativo, ma abbiamo vinto le elezioni sindacali. Poi abbiamo dovuto convincere tutti i colleghi del fatto che avevamo bisogno di un programma.
Abbiamo discusso tutti insieme e preso delle decisioni nel corso di un´assemblea generale. Abbiamo difeso non solo i lavoratori a tempo indeterminato, ma anche i lavoratori precari. I nuovi vertici sindacali e tutti i delegati sono stati eletti direttamente e la loro nomina é revocabile in qualsiasi momento.
Come si é arrivati all’occupazione della fabbrica?
Durante la crisi del 2001, la maggior parte dei lavoratori sono stati licenziati. Abbiamo dovuto scegliere se accettare il trattamento di fine rapporto o difendere i posti di lavoro. L’Assemblea Generale ha quindi chiesto di accedere ai libri contabili per dimostrare che non c´era liquiditá.
Lo sciopero di 34 giorni ha avuto successo. I lavoratori si sono resi conto che erano in grado di impedire i licenziamenti – proprio come sono stati in grado di impedire la chiusura dello stabilimento, annunciata qualche mese dopo.
In cosa si distingue Zanon dalle altre aziende in Argentina, che sono state occupate nel 2001?
Non abbiamo mai voluto essere una cooperativa. Invece, abbiamo sempre chiesto la statalizzazione della fabbrica sotto il controllo operaio. Abbiamo anche avviato un movimento nazionale di imprese “riconquistate”, all’interno del quale abbiamo iniziato ad operare nella prospettiva della statalizzazione. Il nostro motto era “Zanon appartiene al popolo”, per sottolineare che la fabbrica non era di nostra proprietà, ma al servizio della popolazione, soprattutto in prospettiva della costruzione di alloggi sociali.
Ci siamo uniti al movimento dei disoccupati, che ci hanno difeso soprattutto durante i tentativi di sfratto. Siamo stati in grado di ottenere un significativo aumento della produttività e, quindi, di creare 170 nuovi posti di lavoro, che sono stati dati ai compagni del movimento disoccupati. Abbiamo inoltre discusso con la comunità indigena Mapuche della riduzione di allumina (NdT. l´allumina é l´ossido ceramico di alluminio, nocivo per la salute).
L’università locale ci ha aiutato a pianificare la produzione. In collaborazione con i gruppi di militanti sindacali in tutto il paese abbiamo pubblicato il giornale Nuestra Lucha (La nostra lotta). Non abbiamo voluto pensare solo a noi o addirittura creare un ‘”isola del socialismo”. Zanon è una trincea della lotta di classe.
Com´é la situazione in questo momento?
Spesso é difficile per noi, come sindacato, andare avanti, a causa dei ripetuti tentativi di demotivare i nostri lavoratori (lett. Gehirnwäsche: fargli il lavaggio del cervello). I lavoratori hanno compreso la lotta, ma soprattutto che la cosa importante non è il riconoscimento su carta ma il rapporto di forza tra le classi.
Dopo dieci anni di lotta il governo della Provincia di Neuquén ha deciso nel mese di agosto 2010 di espropriare la fabbrica. Questo è stato il nostro successo, perché con le nostre proteste abbiamo costretto le istutuzioni a fare qualcosa (lett. lo Zugzwang è una parola tedesca che significa “obbligato a muovere” e si riferisce negli scacchi alla situazione in cui un giocatore si trova in difficoltà perché qualsiasi mossa faccia, è costretto a subire lo scacco matto.)
Qual é lo scopo del Suo viaggio in Europa?
Abbiamo sempre difeso l’internazionalismo proletario, sancito anche nello statuto del sindacato dei lavoratori della ceramica e degli impiegati di Neuquén (SOECN). Nel momento attuale di crisi in Europa, ci é sembrato particolarmente importante lo scambio tra attivisti e collettivi.
A Barcellona e a Parigi non ho potuto parlare a grandi eventi, ma ho potuto visitare i lavoratori della PSA e Goodyear, che stanno lottando contro i licenziamenti. Questa settimana prenderó parte a diversi eventi di Atene e visiteró la fabbrica di metallo occupata a Salonicco, che è sotto il controllo dei lavoratori da diversi mesi. Sabato (25.05.2013) sono infine a Berlino. Vogliamo ispirare gli altri.
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