Prendiamo spunto da un articolo che contiene un’analisi – quantomeno – discutibile (http://www.aina.org/news/20131004150127.htm), per segnalare una notizia che ci sembra interessante.
Durante una riunione del Forum globale antiterrorismo (Global Counterterrorism Forum – GCTF), venerdì scorso a New York, il segretario di stato statunitense John Kerry, d’accordo con il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, ha lanciato la proposta di istituire un “Fondo globale per l’impegno e la resilienza della comunità”. L’obbiettivo dichiarato di tale investimento di denaro sarebbe quello di “sostenere le comunità locali e le organizzazioni per contrastare l’ideologia estremista e promuovere la tolleranza”; ciò avverrebbe essenzialmente fornendo ai “potenziali jihadisti” denaro e posti di lavoro. Il discorso di Kerry è stato centrato sull’importanza di “assicurare opportunità economiche ai giovani emarginati a rischio di reclutamento”, che il GCTF pretende di aiutare, stanziando 200 milioni di dollari per un progetto dal titolo “contrastare l’estremismo violento” (CVE).
Il nome del progetto parla chiaro, e palesa la volontà delle classi dominanti di rimediare ai rischi che la crisi può provocare per la tenuta dello status quo politico ed economico. La proposta di Kerry rientra tutta in una prospettiva fin troppo nota. La borghesia, infatti, ha ben chiaro che la povertà e la disoccupazione generano malcontento e pericolo per la pace sociale, di conseguenza agisce su diversi piani: quello della mistificazione, che precede – come premessa e giustificativo –la repressione è il modello fatto proprio da Kerry. Con la proposta CVE, viene messa in piedi una campagna di propaganda che va in due direzioni: 1. assimilare il terrorismo islamico a qualsiasi forma di lotta per il lavoro e contro la repressione; 2. veicolare l’idea di un’equazione tra povero-straniero-delinquente, che le politiche occidentali degli ultimi 20 anni hanno potenziato e fatto circolare.
Kerry ha detto che questo denaro sarebbe stato utilizzato per “contestare la narrazione della violenza che viene usata per giustificare l’uccisione di persone innocenti”. Noi contestiamo, invece, la narrazione, ad opera del potere borghese, della “non violenza” utilizzata nella repressione delle lotte contro il capitale in tutte le sue declinazioni: lavorare meno, lavorare tutti, diritto all’abitare, riprenderci il futuro!